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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
07/10/2018
Anticipazioni-News

Find – Festival Internazionale Nuova Danza a Cagliari

In partenza la XXXVI edizione
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Dal 8 ottobre al 5 novembre 2018 ritorna puntuale ed articolato il Find - Festival Internazionale Nuova Danza, che si svolgera’ sul territorio di Cagliari e Provincia.
FIND 36 è organizzato da Maya Inc (Sardegna) con la direzione artistica di Cristiana Camba ed è realizzato...

La redazione

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28/09/2018
Recensioni-Teatro alla Scala

La Corea apre MilanOltre 2018

Teatro Elfo Puccini
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Una apertura di grande eleganza ed energia per la 32ª edizione del Festival MilanOltre con il focus sulla Corea del sud. Sul palcoscenico della Sala Shakespeare e’ stato presentato il programma del Laboratory Dance Project di Seul.
Dal 2001 la compagnia e’ incubatrice di progetti...

Paola Banone

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12/07/2018
Recensioni-Teatro alla Scala

Don Chisciotte al Teatro alla Scala

Brillano le stelle scaligere

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Ogni volta che Don Chisciotte di Rudolf Nureyev (1966), ritorna sul palcoscenico del Teatro alla Scala (l’ultima nel 2016), il pubblico gode di una serata all’insegna della festa, dell’allegria, dell’umorismo e della spettacolarità.
Il miracolo si è rinnovato alla prima del balletto, il 10 luglio con un pubblico entusiasta (repliche fino al 18).

I frizzanti passi a due, le danze gitane e il magico balletto bianco, alla fine del secondo atto, nel giardino delle Driadi, la mimica divertente e buffa, ispirata alla Commedia dell’Arte, la musica di Ludwig Minkus, nell’adattamento di John Lanchbery, diretta con grande grinta da David Coleman, rendono questo appuntamento davvero unico.

Un prologo e tre atti, animati dal protagonista, il cavaliere errante Don Chisciotte, interpretato con le giuste, stralunate movenze, da Giuseppe Conte e il suo scudiero, Sancho Panza, Gianluca Schiavoni , bravissimo nella sua irriverenza e goffagine; la giovane Kitri, una grintosa e smagliante Nicoletta Manni (nel ruolo anche dell’eterea e diafana Dulcinea), innamorata di Basilio, personaggio di cui si è impadronito, al suo primo debutto, magistralmente e con un’innata scioltezza, il russo Timofej Andrijashenko.

Nella piazza dove si svolge la vita e scorrono le passioni, le scaramucce, i dispetti, le battaglie, si coglie tutta l’essenza e il cuore di questo balletto spumeggiante ma anche romantico, ispirato al capolavoro letterario di Miguel Cervantes, che arrivò per la prima volta alla Scala nel 1980 (Nureyev ritoccò la versione di Petipa).
I colori caldi delle scene di Raffaele Del Savio che riecheggiano, a tratti, la pittura di Goya e i costumi di Anna Anni, producono un’atmosfera di autentica gioia. Nelle danze degli zingari spiccano Antonino Sutera ma anche Emanuela Montanari e Denise Gazzo, nel fandango s’esibiscono con brillantezza Martina Arduino e Marco Agostino. Si vola in alto anche nell’atmosfera ovattata del giardino delle Driadi, con le ballerine in tutù color pastello capeggiate dall’impeccabile e graziosa Virna Toppi nel ruolo della Regina, dalla delicata e leggiadra Antonella Albano (Amore) e da Dulcinea, una sempre più raffinata ed eterea Manni.
Riccardo Massimi si è appropriato, con la giusta ironia, del ruolo buffo del nobile Gamache respinto dalla giovane Kitri. Una serata festosa, perfetta per ricordare l’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo della morte, del grande divo “Nureyev”.
Nuovo cast l’11 e il 16 luglio con Virna Toppi e Claudio Coviello nei ruoli principali e debutto della coppia Martina Arduino e Marco Agostino il 18 (ScalAperta).

Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano.


Manuela Binaghi
28/06/2018
Recensioni-Altre

XI edizione del Milano Flamenco Festival

Serata del 26 giugno

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Istrionico, carnale, scultoreo, velocissimo, al trentatreenne ballerino catalano, Jesús Carmona, fascino e carisma non mancano.
Definito dal New York Times “un fenomeno”, Carmona, ha conquistato il pubblico alla prima (26 giugno) di Milano Flamenco Festival, al Piccolo Teatro Strehler, con Impetu’s (prima nazionale).

Un’ora e mezzo di flamenco strepitoso, non tradizionale, tranne in alcune eccezioni: la musica dal vivo suonata dall’ensemble di cinque elementi, i due chitarristi Daniel Jurado e Oscar Lago, il cantante Juan José Amador, il percussionista Francisco Vega e un inaspettato violinista, Thomas Potirón (il violino è uno strumento generalmente poco usato nel Flamenco).

La coreografia scorrevole e ben calibrata, è scandita dalle movenze di sei danzatori che amalgamano con ritmo e passione, stili diversi, dal classico flamenco, al balletto, con incursioni nella modern dance di José Limon e Martha Graham e nel tip tap (pare che Carmona abbia preso lezioni dal tapper newyorkese Jared Grimes). Poetico e drammatico il duetto con il cantante Amador, un lamento infinito che si allaccia all’improvvisazione del corpo del “bailaor”; suggestivo il passo a due tra un uomo e una donna dagli accenti classici e, esilarante, il solo di Carmona che, accompagnato dalle percussioni, ha esibito tecnica vigorosa nelle gambe e nei piedi.

I tacchi che colpivano il suolo velocissimi, secondo i canoni virtuosistici del flamenco, a piccoli passetti, mentre il dorso esibiva tutta la sua maestosa potenza con le braccia aperte verso il mondo. Una regia raffinatissima nei tagli di luce, nel fondale scuro dove s’intrecciano corde, nei costumi, nell’alternanza tra passi danzati e esibizioni musicali e canore; un flamenco teatrale, proiettato nel mondo contemporaneo, poetico, straziante, terreno, combattivo, viscerale, lirico, pieno di amore per la vita.

Milano Flamenco Festival prosegue con altre due serate: Nacida Sombra della Compagnia Raffaela Carrasco (28/6) e Labirintica di Marco Flores (29/6).


Manuela Binaghi