X
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più, o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la Cookie Policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.
Editoriale Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale. Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
Convegno di Agiduemila associazione di volontariato ONLUS - Reggio Calabria
Persone al Centro. 25 anni insieme. Esperienze di approcci e di interventi multidisciplinari. Terza edizione
Segnaliamo questo interessante Convegno giunto alla terza edizione organizzato da Agiduemila associazione di volontariato ONLUS di Reggio Calabria per celebrare i suoi 25 anni di attivita`.
Nella giornata di Sabato 30 Gennaio si terrà, presso l’ Aula Magna Università per Stranieri “Dante Alighieri”, il convegno dal titolo “Persone al Centro. 25 anni insieme. Esperienze di approcci e interventi multidisciplinari”.
Il convegno sarà incentrato sulle tematiche riguardanti le attività del centro diurno e sulle discipline che favoriscono un progressivo processo di integrazione, e socializzazione per gli ospiti del centro diurno.
Il convegno si terrà dalle ore 9.00 alla e 18.00, durante la mattina verranno presentate le relazioni, il pomeriggio, i convegnisti avranno l’opportunità di fare esperienza pratica all’interno dei workshop esperienziali previsti.
Per l’evento vengono riconosciuti:
n. 2- CFU per gli studenti dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri”
n. 2- Crediti Formativi Formazione Continua Ordine degli Avvocati – RC
n. 2- CFU per gli studenti del Biennio del Conservatorio “F. Cilea” – Reggio di Calabria
Paola Banone per il secondo anno consecutivo interverra' in qualita' di relatrice presentando il Metodo Dreamtime di danza per tutti che attinge da diverse tecniche di lavoro con il corpo. Nel pomeriggio si potra' sperimentare una piccola parte del metodo di lavoro in sala proposto ad un MixAbility Group, cioe' un gruppo misto formato da persone abili e diversamente abili.
Un plauso alla Presidente Sara Bottari che con coraggio si impegna ogni giorno da 25 anni offrendo la possibiita` a ragazzi diversamente abili di essere accompagnati con amore da Lei e dai suoi operatori, ognuno nel suo percorso di crescita.
Convegno Europeo di DanceAbility a Trier 29-31 ottobre 2015
Trier / Treviri — Da 15 anni il Trierer Ensemble Beweggrund si presenta: danza e disabilità convivono meravigliosamente. Infatti, questo è uno dei dodici gruppi che lavorano con il metodo Danceability. A Trier si sono trovati per scambiarsi opinioni insegnanti e neofiti insieme all’ideatore di questo metodo sui progetti di danza inseriti.
Trier. Davanti al pubblico rullano i tamburi a tempo di musica sul palco per il Convegno Europeo di Danceability per esibirsi al Tufa in tutt’altra veste: i danzatori del Trierer Ensemble Beweggrund e i suoi colleghi internazionali non vogliono solo offrire qualcosa di bello; vogliono anche cambiare la compagnia. In questo l’idea del metrodo Danceability, con il quale operano, dovrebbe aiutarli: perciò, tutti, anche persone con disabilità, possono danzare. I danzatori non si esibiscono in alcuna coreografia complessa, ma sviluppano un pezzo compatibilmente alle loro possibilità e lo imparano l’uno dall’altro.
“Con Danceability abbiamo lo strumento che ci occorre perché l’umanità possa evolversi”, ha detto Alito Alessi, ideatore del metodo, durante il convegno che si è svolto da giovedì a sabato sul palco alla Tuchfabrik [fabbrica di tela] e nel quale insegnanti di danza da tutta Europa hanno presentato i loro diversi progetti scambiando opinioni .Una “nuova compagnia” voleva — ha detto Alessi — che tutti gli uomini si sostenessero e collaborassero… anche nella danza.
Mentre tutti erano addentro a questa idea fondante, ogni gruppo presentava il proprio modo di inclusione. Vera Rebl da Danceability Austria ha presentato, ad esempio, a Vienna un modo di Tanztheater misto di Poetry Slam. Cioè, i danzatori improvvisano la propria esibizione sulla base di ciò che recita il poeta e viceversa. In un altro progetto danzavano nella strada con un gruppo composto da persone con e senza disabilità. Una volta la scelta dell’esibizione è ricaduta sulla Invaliden-Straße [via degli Invalidi], come osservai divertito.
L’italiana Paola Banone ha presentato ai 60 ospiti il suo Festival internazionale di danza “Dreamtime”, che porta a Milano dal 2001. Qui entrano in scena gruppi di danza misti da tutto il mondo. Nel giornale on line DreamtimeMagazine.com, della cui redazione è a capo, Banone continua a trattare sempre temi sull’inclusione nella danza.
Anche il sovrintendente del Trierer Theater, Karl Sibelius, ha preso parte con una relazione. Ha voluto aprire il teatro per altri progetti nella città e si auspica anche un lavoro artistico nel teatro, che coinvolga tutti — ha dichiarato Sibelius.
Nella discussione è venuto fuori che soprattuttp dalle nostre parti [Trier] si desidera una professionalizzazione del movimento e offrire corsi di Danceability nelle università. Dall’altra parte, viene contro l’obiezione, per cui l’insistenza su un diploma ufficiale sia un concetto di una mentalità troppo tedesca. L’idea del Danceability potrebbe essere così semplice da aprirla a tutti; questo non collima con un concetto fisso e istituzionalizzato. Molti partecipanti hanno fatto richiamo alle difficoltà finanziarie dei propri progetti — spesso c’è solo un incentivo statale limitato nel tempo. La maggior parte degli insegnanti di danza presenti lavorano per la gloria. Il Trierer Danceability Ensemble Beweggrund si esibirà di nuovo con il suo attuale “Held @ Alltag” [Eroe di tutti i giorni] dal 20 gennaio presso la Tuchfabrik [fabbrica di tela].
Si ringrazia per la concessione delle foto il fotografo Franco Covi.
Benedikt Laubert volksfreund.de Traduzione italiana di - Italienische Übersetzung von Domenico Giuseppe Muscianisi
Compagnia Dreamtime per la Giornata Internazionale della Danza promossa da IDC-ITI Unesco - Torino
Dall'Acqua alla Terra Compagnia Dreamtime e' stato presentato in anteprima nella serata organizzata dalla Fondazione Egri Bianco per la Danza il 29 aprile 2015 a Torino al Teatro Vittoria. In scena cinque danzatori della Compagnia Dreamtime: Flora Fossati, Masha Achilli, Martina Luca, Gianpaolo Stricher e Elisa Cutuli con la direzione artistica, concept e coreograifa di Paola Banone e Franco Covi per le video proiezioni. Un ringraziamento speciale a Susanna Egri, Elena Rolla e Raphael Bianco, nostri partner con la Fondazione Egri Bianco per la Danza, di Festival Internazionale Dreamtime, per overci ospitato nella serata.
Si ringrazia per le riprese e il montaggio Alex Pierre.
Pubblichiamo questa bellissima intervista a Gabriella Moret, nella quale ci racconta come e' riuscita a prendere la patente di guida. Siamo certi servira' da esempio a tante altre persone il racconto di Gabriella. Gabriella Moret collabora con Progetto Dreamtime e per il nostro web magazine si occupa di sport con competenza e ringrazio ancora il nostro Direttore Claudio Arrigoni per avercela presentata. Ricordiamo che e' nata e vive a Pordenone. Laureata in Scienze dell’Educazione ha molta esperienza nel campo della disabilità, sia nella costruzione di piani educativi e orientamento al lavoro, che nell’organizzazione di eventi formativi e di sensibilizzazione sul tema. Oltre al percorso di studi può contare anche su un vissuto personale perché affetta da Spina Bifida e Idrocefalo. Dal 2011 è vicepresidente dell’ A.R.I.S.B FVG (Associazione Regionale Idrocefalo e Spina Bifida. Dal 2011 si è avvicinata molto al mondo dello “sport per tutti” partecipando a diverse iniziative e momenti di riflessione. Da circa due anni studia DanceAbility e fa parte della Compagnia "OLTRE L'INVISIBILE" Anffas Pordenone. Il 7 novembre ha debuttato all'Auditorio Pime alla prima serata del Festival Dreamtime con la Compagnia "Oltre l'Invisibile", ANFFAS di Pordenone.
Nelle foto la vediamo ritratta da Franco Covi in versione fashion con il danzatore di formazione scaligera Matteo Ravelli e in scena allla prima serata Festival Dreamtime.
QUANTO CI HAI MESSO PER PRENDERE LA PATENTE? Per raccontare la verità su questo fondamentale traguardo della mia vita devo partire dal lontano 2009 quando, verso la fine del mio percorso universitario ho intravisto la necessità di avere una maggiore autonomia, non solo personale, ma che mi desse modo di mettere in gioco dal punto di vista lavorativo una carta in più: oramai la maggior parte delle offerte di lavoro richiedono l’imprescindibile requisito di essere automuniti. Era un periodo molto intenso perché ero in tesi e, dettaglio non trascurabile, da un anno e mezzo avevo deciso, sotto monitoraggio medico, di smettere gradualmente, e in seguito totalmente, di assumere il farmaco antiepilettico che mi era stato prescritto dodici anni prima in seguito ad una crisi e convulsiva provocata dagli effetti del primo ciclo mestruale sulla valvola ventricolo-peritoneale che ho dalla nascita. Ho iniziato così alla domenica ad andare con mio padre, ex istruttore di guida, a fare qualche manovra nei parcheggi della zona industriale praticamente deserta nei weekend. Questa volta però la voglia di farcela non è stata sufficiente a tenere a bada i miei nervi e le mie paure e così, una di quelle domeniche, preceduta da diversi attacchi d’ansia nei giorni precedenti all’idea di guidare, avvisaglie a cui ho preferito non dare ascolto, tanta era la voglia di farcela, improvvisamente, ho avvertito un capogiro, ho fatto in tempo a cedere il posto di guida a mio padre e sedermi nel sedile del passeggero e poi, per qualche secondo, riuscivo a sentire chiaramente la voce di mio padre che mi chiedeva come stessi, formulavo lucidi pensieri di risposta e di richiesta di aiuto ma non riuscivo a rispondere perché avevo i muscoli del viso paralizzati. Poi più nulla. Mi sono risvegliata in pronto soccorso dove, mi hanno dimessa dopo poche ore, qualche esame di accertamento sulle mie condizioni e l’immediata, e questa volta definitiva, somministrazione di un farmaco antiepilettico più blando del precendente. Dopo questo episodio per qualche anno non ne ho voluto sapere di riprendere in mano il volante di un’automobile. Nel 2011, dopo l’ennesima occasione di lavoro persa per mancanza di quell’unico requisito, la patente, ho deciso che, se anni prima non aveva funzionato, ora dovevo semplicemente modificare qualcosa, cercare le mie personali strategie d’accesso a questo traguardo. Consapevole che l’ostacolo maggiore per me, in ogni ambito della vita, è la sovrastimolazione, rappresentata nella guida dal dover coordinare l’attenzione visiva, il più ampia possibile, senso dell’orientamento, altro mio tallone d’achille, braccia e, un lavoro non indifferente di delicatezza, sensibilità e precisione di gambe per governare la frizione. Di nuovo nel panico. Ho deciso: il mio compromesso sarebbe stato il cambio automatico. Il primissimo passo ufficiale, ancora lontano dal potermi effettivamente iscrivere in autoscuola, credo sia degno di nota perché comune a tante persone con disabilità e non privo di insidie. Visita in commissione medica. Una mattinata intera a far la fila presso la ASS 6 di Pordenone solo per prendere l’appuntamento che non è possibile avere telefonicamente. Finalmente arriva il giorno della visita e la Commissione emette il verdetto in cui tanto speravo: affetta da Spina Bifida e Idrocefalo ma “non c’è ragione perché le venga approvata una patente speciale. Lei è perfettamente in grado di guidare un’automobile senza bisogno di alcun adattamento”. Per la prima volta nella mia vita sono io che scelgo un compromesso tra la voglia di fare tutto come tutti, e la mia consapevolezza di dover rispettare dei limiti in precedenza vissuti, questa volta non solo per me ma anche per non mettere in situazioni di pericolo eventuali passeggeri e altri utenti della strada.
QUANTE LEZIONI DI GUIDA PRATICA HAI FATTO? Dopo un infinito iter medico-burocratico mi sono potuta iscrivere finalmente alla Scuola Guida a Gennaio 2014, l’esame di teoria l’ho dato ad Aprile e a Maggio ho iniziato le guide. Non saprei dire con esattezza quante guide ho fatto, in ogni caso, ho iniziato ad Aprile e ho tentato un primo esame di pratica a Settembre. Dopo il primo tentativo, andato male, ho dovuto aspettare un mese ed un giorno poter riprovare e così, finalmente, il 13 ottobre, festa della Madonna di Fatima, ce l’ho fatta: ho preso la patente!
CHI TI HA SOSTENUTO MAGGIORMENTE IN QUESTO PERCORSO? Senza dubbio devo ringraziare anzitutto la mia famiglia, tutta la mia famiglia, i miei genitori in particolare per l’esoso sostegno economico, oltre che morale, perché prendere lezioni pratiche per più volte alla settimana per diversi mesi ha un costo non indifferente che va poi sommato al costo di base che l’iscrizione comporta, e mio fratello che, oltre alla fiducia di fare da passeggero con una scapestrata al volante, ha speso molto del proprio tempo libero per farmi esercitare con l’auto di famiglia. Per finire fondamentale e assolutamente inaspettato il sostegno morale di tutti amici, parenti, fratelli per l’esame di pratica, ma in particolare la cosa che più mi ha spiazzata e aiutata sono state le parole disarmanti dei miei genitori la sera prima: “tu hai già vinto tante battaglie con la vita, e lì sì che o passavi o finiva tutto. Questa ora è davvero uno scherzo!” Credo che, al di là dell’aver poi passato l’esame, questa frase me la porterò nel cuore per il resto della mia vita.
CHE COSA SIGNIFICA PER TE QUESTA PATENTE? L’aver preso la patente per me, oltre che l’aver reso maggiormente accessibile la mia città, Pordenone non è una città molto servita dai mezzi pubblici ma è una provincia abbastanza grande e trafficata da rendere difficoltoso, specie in inverno, muoversi da un luogo all’altro in cui spesso mi trovo a dover lavorare. Ma per me c’è molto più di questo immediato risvolto pratico. Avere la patente mi permette di aiutare nelle commissioni fuori casa i miei genitori, di essere più presente e collaborativa con gli amici e di non dover più chiedere passaggi ne agli uni ne agli altri. Non solo autonomia nel muovermi ma un vero e proprio ribaltamento di prospettiva del mio stare nel mondo. Poter finalmente essere utile laddove per 30 anni ho dovuto chiedere. Per il futuro mi aspetto di raggiungere tanti altri obbiettivi di autonomia e di affermazione del mio “esserci” ma la mia storia di difficoltà mi ha sempre regalato lo stupore amplificato per ogni conquista che a tanti può sembrare quasi scontata e questo stupore spero di non perderlo mai
Sabato 11 ottobre 2014 durante la seconda puntata di Ballando sotto le Stelle 10 si esibiscono tra gli altri Giusy Versace e Raimondo Todaro. Durante la loro salsa, alla concorrente si stacca la protesi sinistra della gamba e l'esibizione si interrompe. La giuria le assegna 41 punti. Potete guardare il video su sito della RAI. Giusy Versace e il bravo Raimondo Todaro sono esempi da ammirare per la forza e la luce che amanano entrambe dagli occhi, specchio dell'anima. Forza Giusy e Raimondo, Noi di Dreamtimedancemagazine continueremo a seguirvi.
Prove della Compagnia Dreamtime prodotta dall'Associazione culturale Vi.d.A. presso la sede storica milanese ora dismessa in via G. Murat 76 con Beatrice Mazzola, Vittoria, Erica, Gianpaolo, Tatiana, Silvio, Anna & very special guest la mamma di Vittoria e un grande amico il ballerino Leonardo Bizzarri ...come sempre grandi emozioni. Prossimo spettacolo della Compagnia Figli di Italiani, debutto a Roma settambre 2014.
Troppo spesso l'ora di Educazione Fisica, dal 2010 denominata Scienze Motorie e Sportive, per un ragazzo con problematiche motorie, si riduce ad un "parcheggiamento" in panchina a guardare i compagni o, nel migliore dei casi, ad un'improvvisazione di qualche esercizio da parte di professori particolarmente sensibili e illuminati.
L'ora di educazione fisica può essere, invece, fonte di grande beneficio per questi ragazzi, addirittura determinante in un programma scolastico che preveda una reale integrazione.
Nel mondo sono diverse le normative che regolano la partecipazione degli allievi disabili di ogni grado scolastico e diversa è la filosofia che muove ciascun paese ad adottare quei provvedimenti.
La Convenzione ONU per i “Diritti Umani delle Persone con Disabilità” emanata il 13 dicembre 2006 riconosce sancisce l’obbligo, per i paesi ratificanti, di attuare i provvedimenti necessari ad attuare i principi riconosciuti. Tra gli argomenti trattati dall’Assemblea troviamo 3 punti fondamentali per ribadire l’importanza dell’accessibilità allo sport a scuola:
< diritto all’educazione inclusiva (art. 24)
< diritto alla salute (art.25)
< diritto allo sport ed educazione fisica/scienze motorie e sportive curriculari (art.30)
I primi due sono propedeutici al terzo in quanto possono fornire preziosi argomenti a supporto della necessità di garantire l’accesso alle discipline motorie anche ai ragazzi disabili a partire dalla scuola che, ricordiamo essere la prima agenzia di socializzazione, dopo la famiglia. Non si può parlare di educazione inclusiva se anche solo un ragazzo si trova costretto, o invitato, a farsi da parte, rispetto al resto della classe, di fronte a discipline curriculari o anche solo a quella che è anche un’occasione di socializzazione e quindi momento di confronto, con sé e i propri limiti, e con gli altri nonché occasione di introiettare il rispetto delle regole dello stare insieme. Molto importante è anche il concetto di salute che, come ricorda la Carta di Ottawa sulla Promozione della Salute del 1986, e promosso dall’OMS, è un concetto che travalica la questione dell’assenza di malattia e di semplice accesso alle cure per puntare allo sviluppo di una serie di “abilità di vita-life skills” necessarie all’individuo, in qualunque situazione, a provvedere al mantenimento del proprio stato di salute fisica e mentale. Alcune di queste abilità, come l’autoconsapevolezza, la capacità di tessere relazioni positive, la creatività e la capacità di prevedere e risolvere problemi (o superare ostacoli) vengono senz’altro favorite attraverso l’accesso alle attività sportive nel gruppo dei pari. Da qui la centralità dell’articolo 30 della Convenzione ONU ratificata anche dall’Italia ma non ancora pienamente attuata.
In Europa il concetto di INCLUSIONE si sviluppa attorno agli anni ’80. Nel 1987 il Consiglio d’Europa ha esaminato i principi dell’inclusione nella “Carta Europea dello Sport per Tutti”.
In Finlandia sono previste misure di supporto per gli insegnanti di educazione fisica che favoriscono l’inclusione dei bambini disabili nelle normali lezioni di educazione fisica.
In Norvegia, la confederazione delle organizzazioni sportive ha adottato, nel 1998,
provvedimenti tali da incoraggiare le federazioni sportive a promuovere attività a favore dei disabili. Nonostante queste buone prassi da parte delle varie organizzazioni sportive poche sono le eccezioni in cui l’istituzione scolastica in Europa riveste quel ruolo di socializzazione primaria, anche nei confronti dello sport, che dovrebbe spettargli per vocazione.
Negli Stati Uniti Già nel 1973, con il Rehabilitation Act e l’Individuals with Disabilities Education Act, Washington impose un' educazione pubblica senza discriminazioni, punendo le scuole che avessero escluso gli studenti con disabilità con l'interruzione dei fondi pubblici. Ora l’amministrazione Obama mette l'accento in particolare sullo sport, come parte imprescindibile della piena integrazione scolastica. Nello specifico viene ordinato alle scuole di mettere in condizione i propri studenti disabili di partecipare anche alle gare sportive e di avere un programma specifico, adattato ai vari casi.
E proprio il concetto di “adattamento” manca nel permanere nelle scuole di un’integrazione parziale e nel ricorso ancora diffuso dell’esonero dei ragazzi disabili dall’ora di Scienze Motorie e Sportive. Adattamento degli attrezzi e dei percorsi; adattamento dei criteri di valutazione. Troppo spesso la differenza di prestazioni e la conseguente difficoltà, da parte dell’insegnante, di valutare la prestazione, con un unico metro di giudizio, vengono usati come argomentazioni per giustificare la scelta di ricorrere all’esonero. In realtà, se quasi tutti concordiamo, a livello teorico, sul diritto all’“uguaglianza”, il problema è che questo non può essere applicato senza affiancarlo al concetto di “equità”. Secondo il principio di uguaglianza tutti i bambini, ad esempio, possono partecipare ad un incontro di pallacanestro. Il principio di equità ne stabilisce, invece, le modalità. Il bambino in carrozzina ha, ad esempio, la possibilità di lanciare la palla verso un canestro più basso, con gli avversari situati ad una distanza minima di 2 metri.
In questo consiste il vero adattamento. Non è il bambino disabile a doversi preparare a far parte di una classe di coetanei normodotati ma è il gruppo classe, e la scuola intera, a doversi preparare ad accogliere il bambino con esigenze speciali. E questo ha una fortissima valenza educativa per tutta la comunità. Inoltre l’accesso alla pratica sportiva curriculare ha un effetto positivo anche sulla famiglia che impara a scoprire anche le potenzialità fisiche del bambino che nell’ambito sanitario, spesso l’unico in cui questi genitori vengono affiancati, non vengono valorizzate, prestando più attenzione invece alla cura dei deficit.
In Italia un grande impulso alla piena integrazione scolastica arriva dal Movimento Paralimpico. Ormai da una decina d’anni infatti il CIP entra nelle scuole di diverse regioni (Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia) per proporre dei percorsi di formazione per insegnanti di educazione fisica di ogni ordine e grado. Come sempre in prima linea per ribadire che lo sport è davvero un diritto di tutti.