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Editoriale Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale. Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
Una apertura di grande eleganza ed energia per la 32ª edizione del Festival MilanOltre con il focus sulla Corea del sud. Sul palcoscenico della Sala Shakespeare e’ stato presentato il programma del Laboratory Dance Project di Seul. Dal 2001 la compagnia e’ incubatrice di progetti per promuovere e far emergere il talento di nuove generazioni di artisti. La serata e’ stata caratterizzata da due lavori coreografici di grande impatto per ragioni diverse.
Il primo lavoro LOOK LOOK del coreografo Dong-kyu Kim inizia con i quindici danzatori che si presentano a volto coperto nel silenzio in sala aggirandosi fra il pubblico e cominciando ad osservare gli spettatori, proprio come evoca il titolo, costruendo immagini di gruppo che prontamente si dissolvono alla ricerca della propria e altrui identita’. Ritroviamo i danzatori sul palco e la loro danza che si sviluppa in un gioco di ricerche individuali, coppie e movimenti di insieme. La loro danza e’ raffinata e a tratti ipnotica e la costruzione coreografica e’ molto interessante. Grande eleganza e ricercatezza nella scelta dei costumi e dei colori che sottolineano le diverse identita’ dei danzatori che scopriremo nel finale quando sveleranno i loro volti.
Il secondo pezzo NO COMMENT del coroegrafo Chang-ho Shin e’ uno dei pezzi di punta della Compagnia. In scena dieci danzatori maschi in abbigliamento cittadino partono dal semplice battito cardiaco, sviluppando e mostrando una sfida in una sorta di gioco-rituale molto energica. I danzatori mano a mano si liberano di giacche e camicie ed entusiasmano il pubblico mostrando abilita’ fisiche e una danza acrobatica euforica e contagiosa.
Cio’ che colpisce del lavoro di questi danzatori sia del primo che del secondo pezzo e’ la fusione di stili di danza contemporanea con le arti marziali e la danza rituale.
INFORMAZIONI
Prossimi appuntamenti 28, 29, 30 settembre e 1 -2 ottobre per il Focus Corea.
Ogni volta che Don Chisciotte di Rudolf Nureyev (1966), ritorna sul palcoscenico del Teatro alla Scala (l’ultima nel 2016), il pubblico gode di una serata all’insegna della festa, dell’allegria, dell’umorismo e della spettacolarità. Il miracolo si è rinnovato alla prima del balletto, il 10 luglio con un pubblico entusiasta (repliche fino al 18).
I frizzanti passi a due, le danze gitane e il magico balletto bianco, alla fine del secondo atto, nel giardino delle Driadi, la mimica divertente e buffa, ispirata alla Commedia dell’Arte, la musica di Ludwig Minkus, nell’adattamento di John Lanchbery, diretta con grande grinta da David Coleman, rendono questo appuntamento davvero unico.
Un prologo e tre atti, animati dal protagonista, il cavaliere errante Don Chisciotte, interpretato con le giuste, stralunate movenze, da Giuseppe Conte e il suo scudiero, Sancho Panza, Gianluca Schiavoni , bravissimo nella sua irriverenza e goffagine; la giovane Kitri, una grintosa e smagliante Nicoletta Manni (nel ruolo anche dell’eterea e diafana Dulcinea), innamorata di Basilio, personaggio di cui si è impadronito, al suo primo debutto, magistralmente e con un’innata scioltezza, il russo Timofej Andrijashenko.
Nella piazza dove si svolge la vita e scorrono le passioni, le scaramucce, i dispetti, le battaglie, si coglie tutta l’essenza e il cuore di questo balletto spumeggiante ma anche romantico, ispirato al capolavoro letterario di Miguel Cervantes, che arrivò per la prima volta alla Scala nel 1980 (Nureyev ritoccò la versione di Petipa). I colori caldi delle scene di Raffaele Del Savio che riecheggiano, a tratti, la pittura di Goya e i costumi di Anna Anni, producono un’atmosfera di autentica gioia. Nelle danze degli zingari spiccano Antonino Sutera ma anche Emanuela Montanari e Denise Gazzo, nel fandango s’esibiscono con brillantezza Martina Arduino e Marco Agostino. Si vola in alto anche nell’atmosfera ovattata del giardino delle Driadi, con le ballerine in tutù color pastello capeggiate dall’impeccabile e graziosa Virna Toppi nel ruolo della Regina, dalla delicata e leggiadra Antonella Albano (Amore) e da Dulcinea, una sempre più raffinata ed eterea Manni.
Riccardo Massimi si è appropriato, con la giusta ironia, del ruolo buffo del nobile Gamache respinto dalla giovane Kitri. Una serata festosa, perfetta per ricordare l’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo della morte, del grande divo “Nureyev”. Nuovo cast l’11 e il 16 luglio con Virna Toppi e Claudio Coviello nei ruoli principali e debutto della coppia Martina Arduino e Marco Agostino il 18 (ScalAperta).
Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano.
“Serata Nureyev”, dedicata al divo del balletto russo che ha segnato la storia della danza, icona di un “uomo” che ha cambiato il ruolo del ballerino in Occidente mentre l’Unione Sovietica bandiva il suo nome perché “eretico” e “traditore”, ha ripercorso il profondo legame che univa il “tartaro volante” al Teatro alla Scala.
Per omaggiarlo, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo della sua scomparsa (1938-1993), sono stati scelti due super classici: La bella addormentata nel bosco e Don Chisciotte (Atti III) coreografati da Nureyev nel 1966 e Apollo di George Balanchine che Rudolf interpretò, nel 1971, alla Scala. Uno smagliante Défilé in “bianco” con gli allievi, dai più piccini ai diplomandi della scuola di ballo scaligera oltre a tutti gli straordinari interpreti, ha chiuso la serata diretta dalla bacchetta di David Coleman. Un piccolo rammarico: l’assenza, nel Défilé finale, di un fondale con una foto, magari in bianco e nero, del divo che ha ammaliato, con il suo fascino, il mondo intero. L’avremmo voluto vedere, ancora una volta, con il suo sguardo sornione, sorriderci prima che il sipario calasse e il palcoscenico lo portasse di nuovo via, avvolto nel mistero di una vita vissuta, fino alla fine, con esemplare coraggio.
La bella addormentata su musica di Čaikovskij dopo una danza iniziale, dai costumi fastosi (forse un po’ troppo lunga), alla corte del re e della regina, , ci ha regalato soavi momenti, con la regale coppia Svetlana Zakharova e l’étoile francese dell’Opéra di Parigi, Germain Louvet, due stelle di bellezza, armonia, eleganza. Impeccabili nel passo a due, lei danza come una regina e lui strepitoso nelle ruote dove, più che potenza, emana un senso di ampiezza e sospensione. Antonino Sutera, l’uccello blu e la principessa Fiorina, Vittoria Valerio, “cinguettano” amorevolmente, con vispa gaiezza e, i loro movimenti, evocano il fremito delle ali dei volatili trasportando il pubblico nel clima delle fiabe di Perrault. Il gatto con gli stivali, Federico Fresi e la gatta bianca, Antonella Albano, parodiano con le mani una gestualità felina, fanno le fusa con una mimica convincente e accattivante.
Nel “Grands pas de deux” dal III Atto di Don Chisciotte, su musica di Ludvig Minkus, la coppia Marianela Nuñez, bellissima e seducente e il russo Vadim Muntagirov, con i loro strepitosi virtuosismi tecnici (i fouettés di lei e le ruote alla russa di lui), hanno conquistato il pubblico danzando senza scenografia ma solo con un fondale arancione di fronte al quale si è esibita anche la brava damigella d’onore, Maria Celeste Losa.
Roberto Bolle si è conquistato il ruolo di un Apollo sognatore, imperturbabile nella sua bellezza scultorea ma con lo sguardo verso l’alto, ieratico e solenne nell’elargire i tre doni (una tavoletta, una maschera e la lira) alle sue muse, le brave Virna Toppi (Calliope), Martina Arduino (Polimnia) e Nicoletta Manni (Tersicore) con la quale ha danzato un magnifico passo a due. La musica di Stravinskij (è curioso che Nureyev la paragonasse allo Spirito Santo), accompagna questo Apollo approdato alla Scala, nella versione senza prologo, proprio con lui, l’intramontabile Rudolf.
Prossime recite 26 e 29 maggio ore 20.00
Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano
Scelta felice quella di Frédéric Olivieri, dal 2017 tornato direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, di coinvolgere solo danzatori scaligeri nel debutto della nuova produzione di Le Corsaire della canadese Anna-Marie Holmes su musiche di Adam, Pugni, Delibes, Drigo, Von Oldenburg. Solisti, primi ballerini e tutto il corpo di ballo, hanno raccolto la sfida con grande entusiasmo e impegno, regalando una serata da fiaba al pubblico, che alla prima del 20 aprile, ha goduto ed esultato con calorosi applausi. Complice Luisa Spinatelli che, con le sue scene e costumi spettacolari, ha rievocato atmosfere e profumi orientali di questo balletto ispirato alla versione di Petipa e di Sergeyev e al poema "The Corsaire" di Lord Byron (1814), in un colloquio danzante tra immagini e corpi, tra pitture e elementi semi plastici. Immersi nell’avventura amorosa del pirata Conrad e di Medora, la coppia Timofej Andrijashenko (fresco di nomina di primo ballerino) e Nicoletta Manni, affiatati e romantici nei passi a due, lei spiccatamente molto sicura mentre lui, nel primo atto, molto emozionato; la neo prima ballerina Martina Arduino (Gulnare) e Marco Agostino (Lankendem) hanno danzato con freschezza, armonia e saltellante ironia lui. Birbanto, interpretato da uno smagliante Antonino Sutera, ha affrontato virtuosismi e schermaglie prima del fatale duello. Brave le tre odalische, Virna Toppi (anche lei da poco nominata prima ballerina), Maria Celeste Losa e Alessandra Vassallo, impegnate nella scena del primo atto (e non più, come nella versione di Sergeyev, nel terzo, alla corte del pascià, quest’ultimo interpretato con molta simpatia da Alessandro Grillo). Le due coppie dei corsari: Emanuela Montanari, Mariafrancesca Garritano con Christian Fagetti e Massimo Garon hanno danzato con tecnica e temperamento. Star della serata Mattia Semperboni nel ruolo di Alì, lo schiavo, un piccolo vulcano di energia che, con le sue ruote e la sua grande prestazione scenica, ha conquistato una nuova schiera di fan. Preziosi anche gli allievi della scuola di ballo che, nella scena del “Jardin animé”, in un’esplosione di ghirlande di rose, si sono amalgamati con deliziosa armonia agli altri ballerini. Una serata all’insegna della gioventù, contagiosa e promettente, con ragazzi consapevoli dei loro talenti, della loro bellezza, della loro gioia di vivere, immersi in uno scenario da fiaba, tra velieri, pirati, onde, naufragi e una coppia d’innamorati pronta a sfidare ogni avversità perché l’amore è più forte di ogni tempesta. Dal 27 aprile primo cambio di cast e nuovi importanti debutti.
Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano.
Un cast di giovanissimi e Bolle immortala il "suo"
Boléro
Il trittico Mahler 10, Petite Mort e Boléro in scena alla Scala (fino al 7 aprile) ha funzionato e raccolto consensi entusiasti da parte del pubblico. In prima mondiale, Mahler 10, della coreografa canadese Aszure Barton (una felice scoperta di Mikhail Baryshnikov), ha conquistato per la trascinante fluidità dei movimenti e per l’autenticità di una coreografia che sa unire, con tenuta, una gestualità che attinge a diversi linguaggi del contemporaneo, sullo struggente adagio dell’incompiuta Sinfonia di Mahler. Inizia con una donna in gonna lunga, color ghiaccio (i costumi sono di Susanne Stehle), dentro una scenografia a semicerchio, molto essenziale e chiara, firmata da Burke Brown; i ballerini si uniscono a lei in un crescendo di corpi (ventisei) e danzano in soli, passi a due e di gruppo. Tra corse, movenze che ricordano, a tratti, anche il teatro danza di Pina Bausch, ma tutto rigorosamente con scarpette da mezza punta, i corpi raccontano vissuti personali dei ballerini e regalano autenticità ai movimenti, uniti come una grande onda che si espande sul palcoscenico. I temi della vita e della morte aleggiano con un tono drammatico e nello stesso tempo lieve, Mahler 10 è una coreografia “compassionevole”, nata dopo un lungo ascolto della sinfonia mahleriana da parte della Aszure (più di un anno), che coglie tutta la fragilità umana e nello stesso tempo se ne prende cura con grande delicatezza. Cast eccellente con Antonino Sutera, Virna Toppi si alterna con Alessandra Vassallo, Claudio Coviello con Nicola Del Freo, Antonella Albano, Stefania Ballone, Christian Fagetti, Federico Fresi, Chiara Fiandra e il corpo di ballo scaligero.
Petite Mort (1991) del coreografo ceco Jiry Kylian è un ritorno felice al Teatro alla Scala (dopo dieci anni) di una coreografia commissionata dal Festival di Salisburgo nel secondo centenario della morte di Mozart e che si sviluppa proprio sui due concerti per pianoforte e orchestra (in la magg.n.23 k488 e in do magg.n.21 k467). Protagonisti della scena sei donne, sei uomini e sei fioretti che danzano passi a due e di gruppo alcuni molto intimi, in boxer e tutine color carne, avvolti da luci calde e altri ironici, per esempio il pezzo con le donne in gonne di crinoline nere, stile ottocento. La danza si lega con armonia perfetta alla musica per raccontare la “Petite Mort” (in francese significa orgasmo), quel morire a se stessi nella complementarietà del corpo maschile e femminile, per ritrovarsi con l’altro in un’unità profonda, erotica e spirituale, nel momento dell’unione fisica. Tutto descritto con grande lievità e concretezza, senza mai cadere nel volgare, dalle sei coppie che hanno debuttato alla prima: Vittoria Valerio e Matteo Gavazzi, Chiara Fiandra ed Eugenio Lepera, Francesca Podini e Nicola Del Freo, Nicoletta Manni e Mick Zeni, Martina Arduino e Christian Fagetti, Alessandro Vassallo e Marco Agostino.
Gran finale con Roberto Bolle che, per la prima volta nella sua carriera, è salito sul celebre tavolo tondo, color sanguigno, del balletto Boléro (1961) di Maurice Béjart, circondato da un coro di ballerini scaligeri accompagnati, in un crescendo ossessivo dalla musica di Ravel, un pezzo orientaleggiante e ipnotico per la sua martellante ripetitività. Una nuova sfida per il “guerriero” della danza italiana che ha dovuto fare i conti con altre strepitose interpretazioni, femminili e maschili, che hanno segnato la storia di questo pezzo: da Duška Sifnios (la ballerina iugoslava che ispirò Béjart con il suo corpo sinuoso mentre usciva dall’acqua), a Suzanne Farrell, Maja Pliseckaja, Luciana Savignano, Sylvie Guillem, agli uomini, il leonino e sensuale Jorge Donn, immortalato anche nel celebre film di Claude Lelouch, Patrick Dupond, Richard Cragun. Bolle ci ha regalato la sua interpretazione, a torso nudo, in calzamaglia nera attillata, i piedi scalzi, illuminato da una luce calda che, all’inizio inquadra solo il movimento della mano fino a invadere, in un crescendo ossessivo, tutte le parti del corpo, prima di soccombere all’assalto finale dei ballerini che, in cerchio, lo sommergono in un apoteosi orgasmica. Se è vero che Boléro reclama un giusto equilibrio tra estetica e sensualità, Bolle propende più per la prima e dona ai suoi fan un’interpretazione apollinea di grande potenza e carisma. Sul tavolo rotondo si alterneranno gli scaligeri Martina Arduino (27/03), Virna Toppi (25/3 e 7/4), Gioacchino Storace (5/4) e Elisabet Ros (29/3) e Julien Favreau (30/3) del Béjart Ballet Lausanne.
Recensione della prima serata del 10 marzo. Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano.
Giovedi' 6 aprile prima serata dello spettacolo della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala presentato al Teatro Strehler.
Lo spettacolo istituzionale annuale é una occasione per vedere in azione tutti gli allievi dal primo all’ottavo corso. La serata si é aperta con Présentation, ideata dal Direttore Frédéric Olivieri su musiche di Carl Czerny, che ci introduce nella magia della serata con la gioiosa partecipazione di tutti gli allievi in un crescendo di difficoltà.
Il programma prosegue con Variations for Four, coreografia di Anton Dolin e musiche di Marguerite Koegh. Si tratta di un balletto di notevole difficoltà creato per quattro primi ballerini e qui danzato da allievi del 7° e 8° corso che si sono cimentati con coraggio ed energia. In particolare ci ha colpito per l’eleganza e la capacita’ interpretativa Andrea Risso, prossimo al Diploma del 27 maggio.
Il pezzo forte della serata , a mio parere, é stato Un Ballo di Jiří Kylián direttore artistico dal 1975 al 1999 e fino al 2009 coreografo residente del Nederlands Dans Theater. La musica di Maurice Ravel e’ stata la guida e fonte di ispirazione di questo balletto che alterna alla scena di danza di insieme con sette coppie un pas de trois. Un Ballo prevede una scenografia minimalista composta da una serie di candelabri posti in alto su una graticcia visibile. Questa scenografia permette una illuminazione suggestiva, ricreando l’atmosfera di una sala da ballo molto intima collocata fuori dal tempo. Particolarmente interessante il gioco di partnering dei danzatori, ben affiatati e precisi.
La serata si e’ conclusa con la presentazione del grande classico Paquita di Petipa, musiche di Ernest Deldevez e Ludwig Minkus, una delle massime espressioni del balletto romantico. Questo balletto e’ stato per molto tempo messo in scena limitatamente alle danze del secondo atto e ha subito diverse rivisitazioni da Balanchine a Nureyev. Nel 2011 e’ stato oggetto di ricostruzione filologica di Pierre Lacotte per il Balletto dell’Opera di Parigi. La scuola scaligera ha interpretato alcuni degli estratti più brillanti, dalla polonaise dei bambini al divertissement con Pas de deux, Pas de trois e variazioni. In questo finale di serata vorremmo citare Caterina Bianchi (Paquita) e il suo partner Alessandro Cavallo, prossimi al Diploma, e ancora Andrea Risso che ha danzato tutta la serata ruoli di primo piano.
Vorremmo segnalare due appuntamenti importanti per gli allievi della scuola che li vedranno impegnati prima di sostenere gli esami di fine anno: Cenerentola, commissionata dalla Fondazione Bracco e che per la prima volta verra’ eseguita al Teatro alla Scala il 22 aprile con l’orchestra dell’Accademia diretta da David Coleman; il Gala del 3 maggio in cui gli allievi scaligeri saranno affiancati dai migliori studenti della Vaganova Academy di San Pietroburgo e dell’American Ballet Jacqueline Kennedy Onassis School di New York nell’ambito di una serata speciale a favore della Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus. Suonerà l’orchestra dell’Accademia diretta da David Coleman. Un plauso ai maestri della Scuola di Ballo Loreta Alexandrescu, Vera Karpenko, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Gianpaolo Podini, Elisa Scala, Emanuela Tagliavia, Paola Vismara e al direttore Frédéric Olivieri.
Si ringrazia per la concessione della foto Maria Stefania Mantelli.
E’ senz’altro un’impresa complicata riassumere tutte le coreografie create da Mauro Bigonzetti in quasi trenta anni di splendida carriera, eppure il gala messo in scena al festival La Versiliana, risulta essere una sintesi ottimamente riuscita. Un vero è proprio viaggio in quello che è stato il percorso artistico e professionale di uno dei più importanti ed affermati coreografi a livello internazionale.
Nel programma della serata sono stati evidenziati gli aspetti più contemporanei del suo lavoro con: Certe Notti interpretato da Valerio Longo (Aterballetto); Cantata, creata per il Gulbekian, che evoca i colori forti e tipici del sud dell’Italia inscenando il rapporto uomo-donna e rappresentato in modo eccelso da Maurus Gauthier, Garazi Perez Oloriz, Ivana Mastroviti e Adrien Boissonnet; Petite Pua, tratto da Rossini Cards, dolce e appassionato passo a due con la splendida Johanna Hwang e Daniele Ardillo; Stabat Mater di Vivaldi, con la danza e la voce di Vincenzo Capezzuto.
Si è dato però il giusto spazio anche ad elementi più classici con i pas de deux di recente creazione Cenerentola e Wam danzati dai bravissimi scaligeri Virna Toppi eChristian Fagetti; e Kasimir’s Colours con gli impeccabili ed esteticamente perfetti Rocio Aleman e Pablo Von Sternenfels dello Stuttgart Ballet.
Interpreti eccelsi che sono riusciti a creare un’atmosfera unica in una tiepida notte d’estate. Resta ancora da chiarire perché la splendida organizzazione dello spettacolo, che ha contato dell’aiuto di validissimi assistenti come Roberto Zamorano e Mario Marozzi, abbia così poco incuriosito il pubblico lasciando un botteghino ben lontano dal tutto esaurito.
Si ringrazia per la concessione della foto Toppi-Fagetti il fotografo Jack Devant.
Saggio Spettacolo di fine anno della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Teatro Costanzi - Roma
La Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma, diretta da Laura Comi, va in scena martedì 12 luglio alle ore 20.00 presso il Teatro Costanzi con il Saggio Spettacolo di fine anno.
Nell’arco della serata verranno presentate due creazioni e un estratto dal repertorio classico.
Al maestro Alessandro Bigonzetti è affidata la parte didattica, che coinvolge i ragazzi dal primo all’ottavo corso. Concerto in Oro è il titolo della coreografia, appositamente scelto per evidenziare il concetto di preziosità ed il ruolo fondamentale di tutti i giovani allievi della scuola, che costituiscono il futuro della danza professionale. Le musiche sono di Franz Schubert.
La seconda parte, dedicata al contemporaneo, con Untitled, a cura del maestro Massimo Moricone è la sintesi del percorso laboratoriale tracciato durante l’anno. La struttura coreografica è caratterizzata da esperimenti di improvvisazione su sonorità elettroniche e preludi di Skrjabin e Rachmaninov.
A conclusione della serata La Bayadère Divertissement, coreografia ripresa dai maestri Ofelia Gonzalez e Pablo Moret dall’originale di Marius Petipa, su musiche di L. Minkus.
L’allestimento è del Teatro dell’Opera di Roma. La consulenza e gli arrangiamenti musicali su base registrata sono di Giuseppe Annese, le scene di Michele della Cioppa, i costumi a cura di Anna Biagiotti, le luci di Patrizio Maggi.
Il Sovrintendente Carlo Fuortes dichiara che: “La Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma con la sua attività formativa è un tassello fondamentale della Fondazione insieme agli altri percorsi educativi messi in campo. La crescita artistica dei più giovani è una cosa seria alla quale bisogna prestare la massima attenzione. Il Saggio Spettacolo è il risultato di un intero anno di lavoro, una possibilità per misurarsi con il grande palcoscenico del Teatro Costanzi. È anche un appuntamento di bilancio per i ragazzi, per le loro famiglie e per noi tutti”.
La Direttrice Laura Comi dichiara che: “Il Saggio Spettacolo è il momento conclusivo dell’anno scolastico più importante, durante il quale tutti gli allievi possono mostrare ai loro genitori e al pubblico - che fedele e appassionato ci segue in ogni occasione - il livello tecnico e interpretativo di studio acquisito. Vorrei esprimere la mia soddisfazione - per questo anno di duro lavoro - augurando ai miei ragazzi una serata, quella del 12 luglio, speciale in cui raccogliere i frutti e godere dei risultati di un percorso di studi impegnativo e rigoroso”.
Si ringrazia per la concessione delle foto Yasuko Kageyama (prima foto di insieme e Arianna Tiberi e Marco Esposito in prova)