Noi abbiamo voluto ripercorrere le conquiste in ambito sportivo di questo ragazzo, molto criticato, ma soprattutto molto amato da quanti lottano per far valere il “diritto all’eccellenza per tutti” nello sport come in ogni altro ambito, perché sono conquiste universali che continuano a produrre cultura soprattutto in tutte le persone, disabili e non, che dal suo esempio hanno tratto forza e valori da tramandare. Un atleta paralimpico che ha sfidato non solo i propri limiti ma ha saputo mettere in discussione i limiti che ancora oggi dividono abbastanza nettamente atleti normodotati e atleti disabili. Ha chiesto di lasciar parlare i cronometri e di poter gareggiare, non come accade da regolamento, nella categoria che risponde alle caratteristiche della sua disabilità, ma nella categoria che ma nella stessa categoria in cui si trovano a competere tutti coloro che hanno le stesse caratteristiche agonisti, a prescindere dalla menomazione. Una svolta epocale su cui dovremmo continuare a riflettere. La sua carriera sportiva, lo sappiamo, si è bruscamente interrotta nella notte tra il 13 e il 14 febbraio del 2013. Noi non intendiamo in alcun modo entrare nel merito della vicenda giudiziaria che Oscar proprio in questi giorni e in questi mesi sta affrontando. Il processo per la morte della sua fidanzata, la modella Reeva Steenkamp, unica vera vittima di tutta questa storia, è iniziato lo scorso 3 marzo scorso e noi come tutti attendiamo che la giustizia umana si pronunci. Quello che teniamo a non far cadere è il messaggio incredibile che Oscar ha lanciato e portato avanti, fondamentale per lo sport e per la vita di moltissime persone e che mai, niente e nessuno potrà cancellare. ANYTHING IS POSSIBLE!
Domenica 30 marzo 2014 ci troviamo alle Piscine Comunali di Aviano, cittadina in provincia di Pordenone famosa per presenza della nota Base militare americana, per assistere alla finale dei Campionati regionali di nuoto SPECIAL OLYMPICS. L’accoglienza è meravigliosa e il clima si fa solenne all’arrivo degli atleti. Sei le squadre per un totale di oltre una cinquantina di atleti e atlete provenienti da tutta la regione. Prima di scendere in acqua atleti, istruttori, volontari e arbitri a bordo vasca, e tifosi in piedi sugli spalti per cantare assieme L’inno d’Italia.
A seguire un atleta recita il GIURAMENTO DELL’ATLETA SPECIAL OLYMPICS: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze” e infine, la SFILATA degli atleti e delle squadre con i relativi Porta Bandiera: OLTRE LO SPORT ONLUS Udine, NUOVA ATLETICA TEAM IL MELOGRANO, POLIPO SPORTIVO di Corno di Rosazzo (Udine), Carnia Special Team, Acquamarina Team Trieste ONLUS e il folto gruppo di atleti GYMNASIUM che riuniscono in un'unica squadra i diversi gruppi di Motta di Livenza, Aviano e Pordenone. Tre le specialità nei 50 e nei 100 metri: dorso, stile libero e delfino. Grande soddisfazione tra i vittoriosi, qualche lacrima tra gli sconfitti, in ogni caso un gran bel pomeriggio di festa dello sport grazie al grande impegno di tutti. A completare la cornice le magliette SPECIAL OLYMPICS indossate da istruttori e volontari con due slogan significativi: “IMMERSI NELLA PASSIONE” e “io sono inaffondABILE”, e sugli spalti, diversi gruppi di tifoserie più o meno esuberanti ad esibire inni, striscioni e magliette con i nomi degli atleti preferiti come avviene nelle più sentite manifestazioni sportive ad alto livello agonistico.
Prossimo attesissimo appuntamento i XXX Giochi Nazionali Estivi in programma dal 25 al 30 maggio 2014 a Venezia.
Chi di voi pensava che DreamtimedanceMagazine e la sua nuova mission di diffusione dello SPORT PER TUTTI potesse perdere di vista un evento di portata mondiale come le Paralimpiadi Invernali di Sochi si sbagliava. Noi c’eravamo. Con il cuore, con l’anima e con la nostra voglia di riflettere e diffondere. Merito della televisione e del nostro direttore Claudio Arrigoni che, a fianco dei colleghi della RAI, ha seguito con la grandissima competenza e partecipazione emotiva che lo contraddistingue le gare. Conosce personalmente moltissimi degli atleti e ne segue il percorso oramai da moltissimi anni. Questa per lui la decima Paralimpiade. Merito anche di uno strumento più potente e più usato, soprattutto tra i giovani. Mi ha molto colpita come venerdì scorso, durante la cerimonia di apertura dei Giochi in pochissimo tempo, questa sia diventata la protagonista indiscussa di uno delle discussioni sui social più diffusi. Di fronte a quella grande festa dello sport, di fronte a quello spettacolo di luci, di coreografie e di fuochi il mondo si è fermato e non ha potuto fare a meno di condividere: immagini, suggestioni, pensieri.
Segno che lo sport paralimpico sta cominciando ad avere la stessa visibilità degli altri sport?
Sicuramente è un altro segno tangibile di come quello che si crede IMPOSSIBLE possa trasformarsi in I’M POSSIBLE, per riprendere uno dei passaggi più significativi della cerimonia di chiusura di ieri.
L’Italia torna a casa con il medagliere vuoto ma il mondo dello sport e della cultura hanno intascato parecchi punti.
Grazie a Claudio per il racconto di questa avventura e grazie a chi, assieme a noi ci crede sempre di più. Si spengono i riflettori su Sochi 2014 ma non la nostra voglia di conoscere e capire l’ “I’m Possible”! Presto in arrivo per voi due interviste che ci aiuteranno a capire meglio il lavoro di preparazione degli atleti protagonisti degli sport paralimpici invernali.
Particolarmente emozionante l'arrivo degli XI di Marca in sella alle hugbike “biciclette degli abbracci” le vere protagoniste della giornata, delle biciclette molto particolari, ideate e progettate da giovani autistici del villaggio Cohousing 4 Autism di Godega Sant'Urbano,(Treviso) e prodotte dalla Cooperativa sociale Opera Della Marca. Pensate per permettere a chi non può muoversi di andare in bicicletta. Tre le parole d’ordine: pedalare, abbracciare, sostenere.
Oltre a far vivere la gioia di una maratona ai bambini autistici di Fondazione Oltre il Labirinto Onlus, le sei hugbike partecipanti hanno fatto anche alcune brevi soste lungo il percorso intrattenendosi con il pubblico e facendo vedere da vicino questo speciale tandem.
Infine la “Gara nella Gara”, rivolta agli atleti impegnati in iniziative di volontariato. Una trentina i volontari-podisti iscritti al concorso che ad ogni ora di volontariato conteggiata hanno avuto, da regolamento, un bonus di un secondo in meno sul loro tempo di gara. Consegnata anche targa ad Unitalsi che con i suoi trenta partecipanti, tra volontari e disabili, era il gruppo più numeroso.
Una grande occasione di festa per tutti i partecipanti e per tutta Treviso.
Si ringrazia Salima Barzanti e Elena Mattiuzzo dell’Ufficio Stampa di Treviso Marathon per il supporto e la concessione delle fotografie.
Quanto conta la bellezza anche per noi?
Moltissimo. Spesso mi sento chiedere da molti ragazzi come me quand’è che vedremo una modella in sedia a rotelle, o una presentatrice senza un braccio? E tanti altri esempi che ieri sera sono stati citati.
Chiedere visibilità è un modo per chiedere al mondo in modo molto chiaro “non nascondeteci più” è un modo per aiutare le famiglie ad uscire da quel guscio di vergogna nell’avere un figlio o una figlia con un corpo storto. È un modo per far cadere definitivamente tutti i muri che ancora separano il “mondo” dai “luoghi di cura” che sembrano non essere parte del mondo.
Chi si occupa di arte, di bellezza, e di valorizzazione della bellezza dei corpi (e non posso non citare il prezioso lavoro, in cui io personalmente credo molto, del nostro fotografo Franco Covi che sta davvero facendo molto in questa direzione) non può non cogliere e raccontare la bellezza che sta anche in questi corpi.
A mio avviso questo non è solo, come ha detto Luciana, (e condivido) il diritto a vederci rappresentati, ma è davvero un’importantissima operazione di cambiamento culturale perché potrebbe finalmente influenzare in modo significativo il modo di lavorare sui corpi, anche in luoghi lontani dai riflettori.
Nei luoghi di cura e di riabilitazione ci sono persone che non vanno aggiustate, vanno aiutate a comprendere la loro bellezza. La bellezza forse avrà a che fare con la normalità quando vedere queste persone in ogni ambito della cultura e dell’arte sarà una cosa normale.
Si ringrazia l'amico di dreamtimedancemagazine Simone Vella per la ricerca iconografica.
Continua il nostro approfondimento sul tema fondamentale del ruolo della scuola nell’avvicinare i ragazzi con disabilità allo sport.
Sabato 15 febbraio si è tenuto un importantissimo appuntamento presso l’Istituto ITCS Marchesini di Sacile nell’ambito della tre giorni di raduno della Nazionale Italiana di Rugby in Carrozzina conclusasi domenica.
Nella mattinata di sabato un folto gruppo di studenti di diverse classi dell’istituto, accompagnati dai professori di Scienze Motorie, alla presenza delle autorità e dei rappresentanti delle associazioni organizzatrici hanno potuto assistere ad una partita dimostrativa.
Cos’è il Wheelchair Rugby?
Nasce in Canada alla fine degli anni ’70 per iniziativa di un gruppo di ragazzi con lesione alta della colonna vertebrale. In Friuli Venezia Giulia viene praticata da un paio d’anni. E uno sport di contatto, come nel Rugby classico, ma a differenza di questo, il contatto può avvenire tra i mezzi, ma è vietato il contatto fisico tra giocatori.
Il rugby in carrozzina viene giocato da atleti con paralisi o paresi ai 4 arti e quindi vi è una parziale o totale mancanza di sensibilità alle braccia e alle mani, pur mantenendosi intatti e attivi, se allenati, i fasci muscolari. Per questo motivo i giocatori sono dotati di guanti spessi e fasciature perché nello spingere le ruote della carrozzina rischiano di ferirsi.
Sentire dalle parole di Giovanni De Piero, responsabile FISPES, il cammino sportivo e il conseguente miglioramento sul piano funzionale fisico, in particolare rispetto alla forza nei movimenti delle braccia, di alcuni di questi atleti dà veramente l’idea di quanto uno sport come il Rugby possa davvero essere determinante nel recupero di persone con lesioni di questo tipo.
E per i ragazzi appuntamenti come questi sono un’occasione per avvicinarsi e confrontarsi con la realtà degli sport paralimpici.
Dalla voce di una studentessa:Maria (18 anni, 4° anno): “non avevo mai avuto modo di vedere nessuno sport in carrozzina, sono colpita dalla forza di questi giocatori. Se non lo vedi è davvero difficile da immaginare. Peccato che a questo tipo di sport non venga data tanta attenzione quanta ne viene data al calcio”.
La parola ad un professore che ci fa il punto della situazione sull’integrazione degli alunni con disabilità in particolare sulla partecipazione alle ore di Scienze Motorie:
Professor Bressaglia: “Noi come istituto crediamo che il DIRITTO AL MOVIMENTO sia un diritto di tutti e quindi cerchiamo di non arrivare mai all’esonero, nonostante il lavoro di alleanza con le famiglie incontri ancora qualche resistenza a volte, anche perché noi di fronte al certificato di esonero siamo vincolati e non possiamo proporre nulla. Le strutture della scuola consentono di creare percorsi di educazione motoria adeguati alle possibilità di ciascuno e le attività vengono svolte sempre con il coinvolgimento dei compagni. Inoltre, fare i conti con i limiti del proprio corpo spesso si pensa sia prerogativa di chi ha qualche disabilità, invece siamo convinti che un percorso che aiuti a maturare consapevolezza rispetto a potenzialità ma anche ai limiti del proprio corpo sia fortemente educativo per tutti i ragazzi. Per quanto riguarda la valutazione i parametri sono ovviamente diversi da quelli dei compagni. Si vanno a valutare quelli che sono i miglioramenti rispetto alle prestazioni iniziali.”
Inoltre, l’istituto ha anche altri percorsi d’integrazione degni di nota: il CONCORSO “VEDERE LA DIVERSITÁ”, una proposta di lavori di espressione pittorica e lavori manuali di vario genere rivolta a tutti gli istituti della provincia di Pordenone.
Non è la prima volta che gli allenamenti della Nazionale di Rugby in Carrozzina vengono ospitati nella palestra dell’Istituto Marchesini, perché quando lo Sport Paralimpico incontra pratiche di integrazione scolastica all’avanguardia il connubio non può che essere vincente.