24/05/2013
Dance & Disability-Pedagogy
E’ meglio un maestro di danza bravo educatore o meglio un maestro eccelso ballerino?
Spunti di riflessioni per il Metodo Vi.d.A. a cura di Giovanni Battista Gangemi
Il compito dell’insegnate di danza è saper interagire con il bambino e che porti lo stesso a raggiungere competenze motorie sempre più sviluppate e articolate; le lezioni devono essere momenti d’incontro e di crescita creativa ed educativa. E’ importante che il bambino vada a scuola di danza non solo per lo sviluppo armonico del suo corpo e per il miglioramento delle sue capacità motorie, ma perché la danza metta in relazione il bambino con la sua sfera emotiva e percettiva. In questo percorso il bambino deve affrontare la danza in modo educativo, emozionale : la danza non dev’essere presentata solo come un ripetersi di sequenze e movimenti, ma intesa in modo più globale, come fusione dei movimenti, suoni, sensibilità ed espressività. Il bambino va educato a vivere la danza come un gesto emotivo unito alla musica e interpretato attraverso la propria singolarità e a renderlo “armoniosamente ” rappresentabile, unendo tutto ciò a una certa dose di lavoro tecnico e di coordinazione in modo divertente e coinvolgente. Il bambino dev’essere educato ad ascoltare, a percepire, a vivere la musica e a muoversi con la musica e non semplicemente ad eseguire una serie di movimenti a sé stanti. Perché il ballo, la danza è un movimento, non parole. Perciò un insegnate deve essere capace sia a spiegare i passi, le sequenze, le figure , sia a ripeterle e ad eseguirne il movimento. Tenendo conto che l’insegnate diventa per l’allievo figura di riferimento, e perciò, come tale , egli tende ad imitarlo. Resta , il compito e il dovere dell’insegnate mettere in condizione tutti di fare delle cose, dei movimenti, ma lasciare la libertà di farle a modo suo, affinché l’allievo possa sperimentarsi ed essere più espressivo nel movimento che andrà a fare. Non dobbiamo dimenticare, che oltre la tecnica, la bravura, la conoscenza, un insegnante deve essere, anzi, deve avere, una capacità, per così dire, “umana”. Avere un forte entusiasmo per la ricerca, avere il piacere delle idee nuove e delle cose che non si aspettano . il buon insegnate deve, in qualche maniera, riuscire a comunicare agli allievi questo entusiasmo, questo divertimento. La lezione dev’essere rivolta a tutti a persone con e senza disabilità perché si incontrino ad esplorare e creare danza. Come disse Alvin Ailey, fautore di uno stile vigoroso e fortemente ritmico ed estroverso, capace di amalgamare tecniche e linguaggi differenti: “la danza è nella gente: come un dono di Dio cui tutti hanno libero accesso”. Giovanni Battista Gangemi è laureato in Scienze dell'Educazione, danzatore, coreografo e counselor rogersiano gestaltico.
Giovanni Battista Gangemi