04/03/2015
Recensioni-Altre
Otto. Memorie di un sognatore
Teatro Franco Parenti
La solitudine della vita è il Leitmotiv della rappresentazione. Solitudine della vita e solitudine della morte; un monologo di un bipolare o un dialogo del protagonista con l’altro sé. «Siamo soli» — si ripete — «il chicco di grano muore solo per generare vita», una solitudine — quella di Ottavio Baggio, che ha ispirato la recita —, che non hanno provato la sceneggiatrice/regista Gaia Baggio, il drammaturgo Gianluca Scaltrito e l’attore Marco Marzaioli sabato 28 febbraio 2015 nella Sala Anima del Teatro Franco Parenti di Milano piena di spettatori che hanno vissuto con empatia la vicenda. Dalla «delicata fragilità» dell’anima di Ottavio Baggio, lo zio mai conosciuto di Gaia, nasce l’idea di Otto; dai suoi appunti e poesie nasce il testo e il monologo che canta il desiderio di vivere i propri sogni e giocare con la fantasia, ma anche la sofferenza consapevole e a tratti no di un disagio mentale. Proprio nel disagio mentale si espleta il fulcro della rappresentazione. Infatti, il ricavato dei biglietti e delle vendite di una maglietta-riflessione con su impresso «La speranza di accogliere la propria follia e di imparare a conviverci come si fa con i sogni» ideata dal dott. Giampietro Savuto, psicologo impegnato nel sociale, è stato devoluto alla onlus Fondazione Lighea, per la ricerca psicosociale. La maglietta-riflessione richiama l’insegnamento di Franco Basaglia, colui che negli anni Settanta della contestazione chiuse i manicomi, per evitare l’emarginazione e la demonizzazione del ‘diverso’. Manicomio dal quale il povero Ottavio non poté ancora sfuggire se non con la morte: otto è il numero dei piani che ha separato la vita non vita nel reparto dalla morte, liberazione dei sogni. Tutto il monologo si inserisce in quella caduta libera, tra quegli otto piani di un manicomio senza nome che fa ripercorrere a macchia di leopardo — o a flusso di coscienza —le sue memorie e i suoi sogni.
Domenico Giuseppe Muscianisi