28/10/2015
Reviews-Teatro alla Scala
La bella addormentata nel bosco con i ‘principi’ scaligeri
Recita del 23 ottobre 2015
Ballet-féerie in un prologo e tre atti dalla fiaba di Charles Perrault. Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Coreografia di Marius Petipa, riallestita in filologico da Aleksej Ratmanskij (con la collaborazione di Tat’jana Ratmanskij). Scene e costumi di Richard Hudson ispirati al lavoro di Léon Baskt. Coproduzione di Teatro alla Scala di Milano e American Ballet Theatre di New York.
Vittoria Valerio (Principessa Aurora), Claudio Coviello (Principe Désiré), Christian Fagetti (Carabosse), Martina Arduino (Fata dei Lillà), Nicola Del Freo (Uccellino Azzurro), Lusymay Di Stefano (Principessa Fiorina), Pietre preziose: Maria Celeste Losa (Diamante), Stefania Ballone (Oro), Agnese Di Clemente (Argento), Serena Sarnataro (Zaffiro), Marta Gerani (Gatta Bianca), Walter Madau (Gatto con gli Stivali).
Corpo di ballo del Teatro alla Scala diretto da Machar Vaziev. Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri. Orchestra del Teatro alla Scala, direttore Vladimir Fedoseev.
Si è conclusa la serie di recite della Bella addormentata nel bosco nella versione filologica di Aleksej Ratmanskij (della prima ho già scritto su «Dreamtime»: http://www.dreamtimemagazine.com/index.php?id_art=636) al Teatro alla Scala con un cast di interpreti interni dal corpo di ballo scaligero, che in generale ha mostrato un’evidente maturità e padronanza nell’esecuzione ‘storica’ della coreografia.
Non solo tecnica, ma venerdì sera scorso il corpo di ballo del Teatro alla Scala ha offerto una recita ricca di elementi fiabeschi e leggeri, tanto cari alla sensibilità e alle attese del pubblico dell’Ottocento, di cui si sentiva realmente di far parte. Frizzanti e adeguate le variazioni delle fate e le apparizioni degli accompagnatori nel primo atto, tra tutte quelle di Alessandra Vassallo e di Stefania Ballone, che in Fior di Farina ha mostrato particolare presenza scenica. Molto gradevole Martina Arduino nella Fata dei Lillà (con una maggiore attenzione alla rotazione en dehors per la storicità dei développés della variazione), dal mimo chiaro ed elegante e dalla notevole capacità di ‘riempire’ la scena. Divertenti e adeguatamente smorfiosi con quel pizzico di malizia felina sono stati Marta Gerani e Walter Madau nel piacevole e preciso quadretto del Gatto con gli stivali nel terzo atto.
Nicola Del Freo nella variazione dell’Uccellino Azzurro con il suo ampio e alto salto e gli atterraggi sicuri ha espresso in modo molto attento il virtuosismo del ruolo e insieme, lui e la graziosa Lusymay Di Stefano nei panni della Principessa Fiorina, hanno dato vita a un bello e vivo pas de deux. La strega Carabosse, impersonata da un uomo, come da tradizione, ha visto una metamorfosi con Christian Fagetti, che ha preferito mettere in evidenza l’elemento grottesco del personaggio rancoroso e impacciato, suscitando anche ogni tanto un sorriso per l’esasperazione della mimica, di cui anche in altri ruoli di balletti differenti ha dimostrato di possedere padronanza.
Proprio lo scontro tra la vecchiaia di Carabosse e la fanciullezza di Aurora è l’elemento chiave della fiaba sia nella versione di Charles Perrault La Belle au bois dormant sia in Dornröschen [Rosaspina] dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm. Questo scontro ha dato adito a un’interpretazione psicoanalitica della fiaba, secondo cui essa rappresenterebbe il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta della donna, la principessa Aurora. Gli scaligeri Vittoria Valerio e Claudio Coviello sono stati molto abili e precisi nei ruoli protagonisti: Coviello è stato intenso e bravo a esprimere il carattere introverso del Principe Désiré, la ‘disattenzione’ sul da farsi nella stanza incantata di Aurora, l’eleganza principesca nell’adagio del pas de deux e una mirabile tecnica nelle batterie, nei brisés e in generale in tutta la variazione, cavalcando la musica senza inseguirla; Vittoria Valerio è stata una principessa deliziosa per presenza e per la grande musicalità nell’esecuzione. Inoltre, ha mostrato in modo convicente il passaggio di maturità di Aurora dal giocoso adagio della rosa e dal fanciullesco ballo con in mano il fuso, oggetto a lei sconosciuto, fino al pienamente consapevole e presente pas de deux delle nozze, interpretato con tecnica affidabile.
Domenico Giuseppe Muscianisi