24/11/2015
Recensioni-Altre
Anna Karenina di Teet Kask
Teatro di Milano
Venerdì 20 novembre 2015 è andata in scena al Teatro di Milano la prima di una nuova Anna Karenina del coreografo estone Teet Kask (vedi la mia intervista di presentazione del coreografo e del balletto per «Dreamtime Magazine»: http://www.dreamtimemagazine.com/index.php?id_art=670), appositamente creata per il Balletto di Milano.
Il balletto in due atti e diciannove scene è ispirato all’omonimo romanzo di Lev Nikolaevič Tolstoj. Le scene sono state ben calibrate nella selezione dei punti salienti della vicenda, che narra di una doppia storia d’amore con due risvolti, quella di Anna Karenina (donna già sposata) e l’ufficiale Aleksej Vronskij e quella di Kitty Ščerbackaja (che era innamorata di Vronskij) che sposa, invece, il pacato Konstantin Levin. Il ‘doppio’ è proprio il Leitmotiv del romanzo ambientato nella più alta aristocrazia russa, con i temi dell’ipocrisia della società, della famiglia e del matrimonio, della passione e della fedeltà, nonché con il conflitto tra la vita di campagna (Kitty e Levin) e la vita cittadina (Anna e gli altri personaggi).
Il personaggio di Anna è il motore della vicenda. Nella monotona vita dell’aristocrazia delle due capitali zarine «vse sčastlivye sem’i pochoži drug na druga, každaja nesčastlivaja sem’ja nesčastliva po-svoemu» [tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo] (L.N. Tolstoj, Anna Karenina, prologo): infatti, Anna vive il suo matrimonio col burocrate Karenin come un soffocamento, ha bisogno di liberarsi dagli schemi (e lo fa), ma ama il proprio figlio Serëža da cui non può liberarsi. Per descrivere coreograficamente questo atteggiamento, Teet Kask ha pensato a un piqué 1ª arabesque fouetté, quasi a sentire le parole «vado, mi lancio» (piqué 1ª arabesque) «ma non posso, ci ripenso» (fouetté). Questo elemento coreografico torna fisso nei passi di Anna (interpretata con trasporto da Alessia Campidori) e rende molto semplicemente ma efficacemente tutto il sentire e tutta l’ansia della protagonista che guida il romanzo. Teet Kask ha portato a Milano una ventata dal Nordeuropa. Tutto è ‘nordico’ nel suo allestimento: il minimalismo della scenografia, che lascia molto all’immaginazione e al ‘completamento’ da parte del pubblico; la commistione dell’uso delle videoproiezioni con il siparietto velato per creare un senso di distacco e lontananza sul piano reale pubblico-interpreti e sul piano diegetico dei protagonisti; la contaminazione degli stili coreici, per porre delle distinzioni concrete a elementi narrativi. Per esempio, l’uso della scarpa da punta rimane nelle scene di ‘società’, cioè dove fanno da padrone le convenzioni sociali; dove Anna, invece, può dare libero sfogo a tutta la sua passionalità (atto II, scena 5), il coreografo ha optato per il piede nudo, tipico di uno stile contemporaneo anch’esso ‘nordico’. Un momento particolarmente intenso è stato il duetto di Anna e il marito Karenin (interpretato dal bravo Alessandro Orlandi) dell’atto I, scena 7, in cui la coreografia ha incontrato un momento mimico articolato opportunamente. Buona la prestazione della Compagnia.
Si ringrazia per la concessione delle foto Carla Moro & Aurelio Dessì.
Domenico Giuseppe Muscianisi