27/12/2015
Recensioni-Altre
Schiaccianoci di Giuliano Peparini
Inaugurata la stagione dell'Opera di Roma che scommette sulla danza.
Lo Schiaccianoci, di Giuliano Peparini recita del 24 dicembre ore 11.00
Cast: Sara Loro (Marie). Claudio Cocino (nipote di Drosselmeyer). Giuseppe Schiavone (Drosselmeyer). Marianna Suriano (regina delle nevi).
E’ possibile dare un impulso innovativo ad un balletto dalla tradizione centenaria che, come se non bastasse, ha già vissuto numerose rivisitazioni firmate da celeberrimi coreografi? Sembrerebbe proprio questa la scelta audace intrapresa da Eleonora Abbagnato, neo Direttrice del Teatro dell’Opera di Roma, nel mettere in scena al Costanzi Lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini all’apertura della stagione di balletto 2015-2016: scegliere un classico per raccontare qualcosa di attuale, in un anno che si annuncia particolarmente denso di novità e ricco di sfide per il corpo di ballo della Capitale.
L’intento è quello di realizzare un balletto che, pur riconoscendosi nella tradizione classica dei racconti di Dumas e E.T.A. Hoffman, dà prova al pubblico di aprirsi al moderno, realizzando così un’idea di danza innovativa.
Infatti nel libretto di Peparini, se l’impostazione narrativa rimane quella fiabesca nata dalla penna di Dumas, con qualche cenno ai toni crepuscolari e gotici di Hoffman -Marie è una fanciulla che riceve in dono nella notte di Natale un pupazzo dello Schiaccianoci che di lì a poco, diverrà nei suoi sogni un principe coraggioso in grado di difenderla dall’orribile re dei topi- la storia tuttavia si arricchisce di riferimenti all’attualità e di simbolismi, che diventano metafore per descrivere un mondo che cambia. Si tratta di temi appena accennati, di delicate allusioni, che lasciano all’opera la dimensione onirica che le appartiene, dove la realtà deve necessariamente occupare uno spazio che non sia più ingombrante di una allegoria.
Ecco quindi che viene introdotto un bacio tra Marie e lo Schiaccianoci, a suggellare una sorta di passaggio d’età per una bambina che diventa adolescente. E, ancora, vanno esattamente in questo senso i riferimenti più o meno velati ai nostri tempi. Il mondo dell’alta finanza sostituisce l’ambientazione aristocratica di Dumas, raccontando di una disuguaglianza sociale che sembra oggi trovare altre vesti. In questo contesto, Marie cresce e prende coscienza della realtà che la circonda. A suggerire una chiave di lettura in continua tensione e connessione tra vecchio e nuovo, va sottolineata l’introduzione di artisti hip-hop come i bad boys Redbull nel cast, così come il lavoro delle videoproiezioni, curato da Gilles Papain e le scenografie di Lucia D’Angelo e Cristina Querzola. La sensualità dei fiocchi di neve che ricordano il glamour tipico delle pin-up degli anni 50, la flessuosa danza araba in cui la solista si esibisce velata con una sorta di burqa, lo scambio di ruoli nella danza spagnola in cui i toreri sono donne e gli uomini sono vestiti da spagnole, valorizzati dagli splendidi costumi di Frédéric Olivier. Le luci di Jean-Michel Désiré, nella loro intensità e disposizione, mantengono un pubblico attento e capace di accompagnare Marie nel suo bellissimo sogno, in uno spettacolo dove la protagonista si muove sulle punte tese, costantemente in bilico tra la tradizione e la modernità che avanza.
Si ringrazia per la concessione delle foto Yasuko Kageyama.
Aldo Sancricca