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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
22/02/2016
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Roméo et Juliette di Angelin Preljocaj

Teatro Carlo Felice di Genova

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Il balletto nato nel 1990 con i ballerini dell’Opéra di Lyon, torna in scena al Teatro Carlo Felice di Genova con il Ballet Preljocajal venerdì 12 e sabato 13 e ancora domenica 14 e martedì 16 alle 15.30. Il coreografo ambienta la storia d’amore universale nell’ambito dei regimi totalitari dell’Est, dove la lotta tra le due famiglie viene sostituita dallo scontro tra la milizia incaricata di assicurare l’ordine sociale (il mondo di Juliette) e i senzatetto (il mondo di Roméo). La relazione tra i due è bandita dal potere totalitario che proibisce oltretutto una delle prime libertà dell’uomo: amare. I costumi di Enki Bilal e Fred Sathal si sono evoluti dalla prima versione come anche l’interpretazione della compagnia che ha ridato ulteriormente vita ad un lavoro che ancora oggi si conferma costruito con grande maestria. Sin dalla prima scena è riconoscibile la firma dell’autore: il linguaggio coreografico, il modo di procedere e di raccontare, l’uso della musica, le strutture, le forme, i simboli.
Tutti questi elementi sapientemente gestiti restituiscono la storia con un impatto emozionale che contribuisce ad attualizzare una narrazione più che nota. Non ci sono padre e madre di Juliette e al posto della nutrice due figure femminili identiche, vestite in bianco e nero si muovono in sincrono, sono a metà tra automi e persone. La scena di Bilal rappresenta perfettamente l’atmosfera cupa del potere dittatoriale, come la passerella su cui si aggira Tebaldo (Fabrizio Clemente) che fa da sentinella con il cane e un faro in mano. La forza travolgente di questo amore che va contro ogni cosa è leggibile attraverso i passi a due; i corpi agiscono tra di loro in un rapporto sensoriale, gli amanti si vivono in scena in maniera quasi animalesca come la passione che li ha colti. Suggestivo il momento del risveglio di Juliette che adagia il corpo morto di Roméo su una sedia e per tre volte vi si getta sopra fino all’abbandono totale sul corpo dell’amato. Jean-Charles Jousni e Émilie Lalande, rispettivamente Roméo e Juliette hanno dato un’interpretazione potente sia dal punto di vista fisico che espressivo.
Efficace ed energica anche la resa di Fran Sanchez nei panni di Mercuzio. Notevoli gli insiemi della compagnia, i sincroni e i disegni rispettati precisamente con un dinamismo e una musicalità che insieme ad altri aspetti segnano la cifra distintiva del coreografo. La musica di Prokofiev, che si alterna ai suoni elettronici curati da Goran Vejoda, è stata eseguita dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice diretta da Nada Matosěvić. Uno spettacolo estremamente calibrato in ogni sua parte, coerente, riuscito dal punto di vista drammaturgico oltre che coreografico, si distingue per l’emozione che sprigiona e che arriva più di ogni altra cosa.

Si ringrazia per la concessione delle foto Jean-Claude-Carbonne.


Stefania Ballone