19/04/2016
Recensioni-Teatro alla Scala
Il “ labirinto “ MOZARTIANO di Volpini al Teatro alla Scala
Ultima recita questa sera 19.04.2016 alle ore 20.00
E’ sempre una occasione speciale, quella di trovarsi partecipi al teatro alla Scala, nel tempio meneghino dell’arte coreutica, di un evento pomeridiano, nella brezza primaverile, di una città, Milano sempre in moto perpetuo.
Gremito di giovani e Cadetti in divisa d’ordinanza con il Kèpy in testa, lo spettacolo nello spettacolo, si materializza nel foyer del teatro, prima ancora di aprire il sipario.
Una platea frequentata da un partèrre di artisti e professionisti del settore, intrecciano scolaresche e fans dei ballerini protagonisti, pronti a decretare loro, applausi e standing ovation.
Nelle celebrazioni per il 225° anniversario della scomparsa di W.A.Mozart, in prima assoluta, il coreografo Massimo Volpini, già ballerino del Corpo di Ballo del teatro alla Scala, presenta “Il Giardino degli Amanti” balletto in un atto, a cui prende parte, nel ruolo principale, di quasi la totalità delle rappresentazioni, la più amata Etoile nel mondo, Roberto Bolle.
Il sodalizio artistico, tra Volpini e Bolle, parte da collaborazioni precedenti, che hanno visto Roberto, interprete di assoli, pas de deux, cuciti con cura , come un abito sartoriale, sulla sua indiscussa bravura, e fisicità che ricorda la plasticità corporea di una statua greca ellenistica, come nel fortunato Progetto multimediale “ Prototype”. Ma, in questa rappresentazione pomeridiana, è la freschezza di tutti gli interpreti, a richiamare l’attenzione, e le spiccate doti, del giovane Nicola del Freo, nel ruolo principale dell’amante gioioso e spensierato che gioca a mosca cieca con la sua innamorata, interpretata da Virna Toppi, capaci di dare smalto , e lievità al racconto, ambientata in un giardino barocco, in cui, tra realtà e fantasia, s’incontrano i personaggi mozartiani delle opere di Figaro, Don Giovanni e Leporello, il Conte di Almaviva, Susanna e Rosina, Dorabella, Fiordiligi, Fernando e Guglielmo.
Una coreografia che si pone tra il figurativo e l’astrattismo di un quadro, in cui anche il ruolo della Regina della Notte, elegante ed austera, interpretata da Paola Giovenzana, si rivela il ponte tra le due dimensioni, che delineano la trama stessa.
Costumi e scenografie minimaliste di Erika Carretta, ammiccanti all’epoca barocca destrutturati ed attualizzati, si compenetrano nelle tinte pastello acquarellate delle luci di Marco Filibeck, come nella tecnica del puntinismo, in cui la luce si mescola tra ombre e chiaroscuri crepuscolari.
Il rischio di una scrittura del movimento, appoggiata sulle note mozartiane, eseguite dal Quartetto della Scala e i Solisti dell’orchestra, con violini, viola, violoncello, flauto, oboe e clarinetto, poteva risultare troppo piena di elementi o vuota nella sua drammaturgìa. Volpini gioca una carta vincente. La tecnica, il dinamismo, e la bravura dei primi ballerini e del corpo di Ballo nei cambi di scena, veloci, per non risultare sterile nella sinossi o forse ripetitiva.
Movenze ed intrecci ” balanchiniani “, fanno da contrappunto ad un giardino labirintico, che si modifica costantemente ad ogni cambio quadro, per i due innamorati. Appropriato il titolo dedicato agli Amanti, che si inseguono e si perdono per poi ritrovarsi, come nel significato archetipico del labirinto manieristico, in cui il simbolismo si sposta su un piano di relazione e comunicazione, orizzontale, tra realtà e apparenza, un viaggio entro e oltre i limiti, fin dal suo lontano esordio, fra miti e rappresentazioni; da Dedalo al filo d’Arianna.
Come in psicanalisi anche qui la lettura di Volpini, suggerisce, il labirinto quale personaggio (oggetto simbolico ), del racconto, rappresentando, lo sforzo che continuamente l’uomo compie per gestire le proprie risorse, angosce e paure.
Ma rappresenta anche, la capacità che l’essere umano ha nel ritrovarsi, riconoscersi, crescere e trasformarsi. Il labirinto diventa quindi un luogo “terapeutico” PROTETTO, nel quale affrontare un passaggio, è significativo che il termine labirinto, in greco, abbia anche l’accezione di grotta. Il labirinto possiede quindi l’ambivalenza di luogo misterioso, dove si compiono metamorfosi, per poi uscirne arricchiti.
Si concede la pubblicazione alla carissima amica Paola Banone,
Emanuela Cassola Soldati curatrice sezione Danza per Fonopoli (Renato Zero)
Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia-Amisano.
Emanuela Cassola Soldati