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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
27/05/2016
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TreD: Design, Danza, Disability

Teatro dell'Arte - Triennale di Milano

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Ci si sorprende sempre di un atto creativo, anche quando questo è la naturale esplicazione delle nostre fragilità, dei punti di forza che spesso e volentieri non vogliamo vedere e ghettizzare per paura del “diverso”. L’arte, con la A maiuscola, quando entra in campo è nota di merito e accontenta tutti i palati, neofiti o meno, intenditori, addetti ai lavori, professionisti del settore.

Questo è quanto accade ,in occasione della 21esima Triennale a Milano, con lo spettacolo treD, andato in scena al teatro dell’Arte (CRT) il 23, 24, 25 maggio 2016.
Una osmosi di teatro danza, design e "mixability style", che vede riuniti in scena, Anna Maria Prina, colei che per prima ha introdotto molteplici cambiamenti all’interno della struttura accademica conservatorista dell’istituzione scolastica di ballo del Teatro alla Scala, alcuni ballerini scaligeri e i danzatori della Compagnia Dreamtime dalle abilità differenti, diretta da Paola Banone.

Frutto della elaborazione di linguaggi diversi della comunicazione non verbale del gesto in movimento, supervisionato da Michela Lucenti, Direttrice artistica di Balletto Civile, il Progetto treD, si è avvalso della collaborazione tra gli altri, della drammaturgia videografica di Stefano Roveda, dei quadri scena di Elisa Ossino, del disegno luci di Valerio Tiberi e delle note musicali della viola di Sylvia Mayinger.

Ingredienti necessari per ottenere il risultato alchemico, che ha visto riuniti oltre ai protagonisti interpreti in scena, un nutrito partère in platea di brillanti colleghi scaligeri ballerini, accorsi alla desueta rappresentazione, non ultima la presenza della ètoile Massimo Murru.

Il rigore, la disciplina, l’allenamento ferreo, il clima gerarchico, quasi militaresco, che si respira negli anni di formazione Accademica di danza tecnica classica, lasciano lo spazio alla DanceAbility e senza indugi con la comprovata esperienza e professionalità, rispondono alla chiamata i ballerini del teatro alla Scala, Stefania Ballone, Emanuela Montanari e Christian Fagetti, in perfetta simbiosi con gli altri componenti dell’organico.

Quasi a voler sdoganare l’austerità e il distacco terreno a cu ii ballerini sono chiamati ad interpretare i ruoli di repertorio classico sempre molto eterei per ragioni di copione, qui, spogliati di qualsiasi forma manieristica, si rivelano le identità profonde, senza filtri mostrando nell’atto terapeutico la capacità di proiettare il movimento come ponte di osservazione e relazione.

In scena, si colgono, immagini rarefatte di giovani che si inseguono tra i cespugli, alla ricerca delle proprie radici. Un transfert, per entrare sotto pelle, nel vissuto corporeo dell’altro. “Viaggiatori dell’Anima”, come vuole la denominazione della Associazione culturale che produce la Compagnia, si inseguono per lasciarsi e poi ritrovarsi , attraverso porte, sussurri e spiragli di luce.

Un album fotografico di ricordi alla carriera. Anna Maria Prina, con la gestualità poetica, ammiccante a Lindsay Kemp, dall’incedere leggera, srotolando un lungo mantello bianco, si palesa in tutta la sua raffinata bellezza, quale trait d’union, tra i linguaggi trasversali del movimento, un tratto calligrafico nello spazio/tempo.

Come lame, dai tagli prospettici verticali, il disegno luci delle finestre sbattono, stridono come suoni fendenti, evocando la solitudine e l’abbandono di luoghi spesso divenuti lager, di ospedali psichiatrici, ormai chiusi dalla non lontana Legge Basaglia.

Si alternano a quadri di passi a due e momenti corali di divertissement, nello stupore di un incontro, di un abbraccio, di un intreccio di mani, di una accoglienza o di un abbandono, rivelatori di corpi differenti, in un dialogo silente di anime danzanti.

Una produzione nata da un’idea di Carla De Albertis, capace, ci auguriamo di trovare spazio di rappresentazione, anche in altri ambiti, come la Biennale Danza di Venezia, sensibile alle sfumature dell’abitare linguaggi e culture altre.

Si ringrazia per la concessione delle foto Laura Semprini.


Emanuela Cassola Soldati