08/07/2016
Interview-Interview
Sara Renda si racconta
Aldo Sancricca da redattore e danzatore ha realizzato questa intervista
Sara Renda nasce ad Alcamo, in provincia di Trapani. All’età di 11 anni, entra nella Scuola di ballo del Teatro alla Scala, dove si diploma con il massimo dei voti nel 2010. Inizia la sua carriera professionale all’ Opéra National de Bordeaux diretta da Charles Jude. Di li a poco inizia a collezionare una lunga serie di riconoscimenti: la Medaglia di bronzo alla 50ª edizione del prestigioso “International Ballet Competition” di Varna (Bulgaria), nel dicembre 2014 diventa Prima Ballerina e, a distanza di un anno, viene nominata in scena Étoile dell'Opéra National de Bordeaux dal direttore del Ballo Charles Jude e dal direttore generale Thierry Fouquet . E’ la vincitrice del premio Danza&Danza 2015 come miglior "Danzatrice italiana all'estero" e nello stesso anno riceve il "Premio DanzArenzano Arte”.
Nonostante la giovane età ha già danzato un repertorio vastissimo.
Negli anni della scuola si è cimentata nelle coreografie di Nureyev, Kylian, Balanchine e Petit e da Prima Ballerina ha ballato i ruoli principali in:
Roméo et Juliette, Giselle, Don Chisciotte, Schiaccianoci e Bella Addormentata di Charles Jude ; Strawinsky Violin Concerto, I Quattro Temperamenti, Who Cares? di George Balanchine; Il est de certains coeurs di Itzik Galili; Pneuma di Carolyn Carlson; Suite en blanc di Serge Lifar; La Reine Morte di Kader Belarbi.
Come è nata la passione per la danza?
Credo mia madre abbia avuto una grande influenza a riguardo. Fin da piccola, avendo visto in me una particolare predisposizione, mi ha sempre spinta a ballare su qualsiasi tipo di musica. Ho svariati video di me a due anni in cui ballo diverse coreografie da me inventate, imitando gli stacchetti che vedevo nelle varie trasmissioni televisive come 'Non è la Rai'. Da più grande iniziando a muovere i primi passi nella danza classica me ne sono subito innamorata .
Come descriveresti la tua esperienza presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano?
L’Accademia mi ha dato moltissimo. Per me rappresenta ancora un sogno diventato realtà. Se ripenso a me da bambina ancora ho chiare nella mente le voci degli insegnanti e quell’atmosfera che si respirava nella scuola.
Al contrario di quanto dicono di solito i miei colleghi, non posso dire che sia stata dura, perché per me la danza è sempre stata una grande passione e il fatto che fossero molto severi mi ha semplicemente aiutato a crescere.
Qual è stato il tuo percorso dopo la scuola?
Sono stata molto fortunata, infatti solo dopo poche audizioni sono entrata a far parte della Compagnia Nazionale di Bordeaux, diretta da Charles Jude, a cui sono davvero riconoscente per il suo credere costantemente in me.
Sono ormai passati 5 anni dal mio primo giorno qui e ho vissuto e vivo grandi emozioni in questo teatro ed in questa città meravigliosa. La Francia mi ha regalato tutto quello che l’Italia non mi ha dato.
Come si arriva a diventare Étoile in un teatro importante?
Tanta volontà e tanto amore. Sono dell’idea che la volontà non basti. Sin dalla scuola, quello che gli insegnanti ti dicono è di mettere tutta te stessa in quello che fai, ma ho scoperto con il tempo che se non ami realmente qualcosa non puoi raggiungere i livelli più alti. Mettiamola così: la dedizione permette di raggiungere risultati discreti, ma è l'amore totale che apre tutte le porte, trasformando i sogni in realtà .
Vorresti tornare a ballare in Italia?
Io sono Italiana e, anche se la Francia è stata la nazione che ha creduto subito in me, mi farebbe piacere tornare nel mio paese. Si dice che “non si è mai profeti in patria”; non credo ai proverbi, ma credo in me stessa: se la vita mi vorrà sorprendere riportandomi in Italia ne sarò felice.
Progetti futuri?
Al momento mi preoccupo solo di dare tutta me stessa e di amare quello che faccio. C'è sempre un tempo per raccogliere.
Sogni nel cassetto?
Ballare come Étoile fissa in una delle Opéra più importanti del mondo e diventare un esempio per tutte le ballerine, dimostrando che la meritocrazia a volte trionfa.
Si ringrazia per la concessione delle foto Fulvio Eterno.
Aldo Sancricca