12/07/2018
Reviews-Teatro alla Scala
Don Chisciotte al Teatro alla Scala
Brillano le stelle scaligere
Ogni volta che Don Chisciotte di Rudolf Nureyev (1966), ritorna sul palcoscenico del Teatro alla Scala (l’ultima nel 2016), il pubblico gode di una serata all’insegna della festa, dell’allegria, dell’umorismo e della spettacolarità.
Il miracolo si è rinnovato alla prima del balletto, il 10 luglio con un pubblico entusiasta (repliche fino al 18).
I frizzanti passi a due, le danze gitane e il magico balletto bianco, alla fine del secondo atto, nel giardino delle Driadi, la mimica divertente e buffa, ispirata alla Commedia dell’Arte, la musica di Ludwig Minkus, nell’adattamento di John Lanchbery, diretta con grande grinta da David Coleman, rendono questo appuntamento davvero unico.
Un prologo e tre atti, animati dal protagonista, il cavaliere errante Don Chisciotte, interpretato con le giuste, stralunate movenze, da Giuseppe Conte e il suo scudiero, Sancho Panza, Gianluca Schiavoni , bravissimo nella sua irriverenza e goffagine; la giovane Kitri, una grintosa e smagliante Nicoletta Manni (nel ruolo anche dell’eterea e diafana Dulcinea), innamorata di Basilio, personaggio di cui si è impadronito, al suo primo debutto, magistralmente e con un’innata scioltezza, il russo Timofej Andrijashenko.
Nella piazza dove si svolge la vita e scorrono le passioni, le scaramucce, i dispetti, le battaglie, si coglie tutta l’essenza e il cuore di questo balletto spumeggiante ma anche romantico, ispirato al capolavoro letterario di Miguel Cervantes, che arrivò per la prima volta alla Scala nel 1980 (Nureyev ritoccò la versione di Petipa).
I colori caldi delle scene di Raffaele Del Savio che riecheggiano, a tratti, la pittura di Goya e i costumi di Anna Anni, producono un’atmosfera di autentica gioia. Nelle danze degli zingari spiccano Antonino Sutera ma anche Emanuela Montanari e Denise Gazzo, nel fandango s’esibiscono con brillantezza Martina Arduino e Marco Agostino. Si vola in alto anche nell’atmosfera ovattata del giardino delle Driadi, con le ballerine in tutù color pastello capeggiate dall’impeccabile e graziosa Virna Toppi nel ruolo della Regina, dalla delicata e leggiadra Antonella Albano (Amore) e da Dulcinea, una sempre più raffinata ed eterea Manni.
Riccardo Massimi si è appropriato, con la giusta ironia, del ruolo buffo del nobile Gamache respinto dalla giovane Kitri. Una serata festosa, perfetta per ricordare l’ottantesimo anniversario della nascita e il venticinquesimo della morte, del grande divo “Nureyev”.
Nuovo cast l’11 e il 16 luglio con Virna Toppi e Claudio Coviello nei ruoli principali e debutto della coppia Martina Arduino e Marco Agostino il 18 (ScalAperta).
Si ringrazia per la concessione delle foto Brescia - Amisano.
Manuela Binaghi
28/06/2018
Reviews-Others
XI edizione del Milano Flamenco Festival
Serata del 26 giugno
Istrionico, carnale, scultoreo, velocissimo, al trentatreenne ballerino catalano, Jesús Carmona, fascino e carisma non mancano.
Definito dal New York Times “un fenomeno”, Carmona, ha conquistato il pubblico alla prima (26 giugno) di Milano Flamenco Festival, al Piccolo Teatro Strehler, con Impetu’s (prima nazionale).
Un’ora e mezzo di flamenco strepitoso, non tradizionale, tranne in alcune eccezioni: la musica dal vivo suonata dall’ensemble di cinque elementi, i due chitarristi Daniel Jurado e Oscar Lago, il cantante Juan José Amador, il percussionista Francisco Vega e un inaspettato violinista, Thomas Potirón (il violino è uno strumento generalmente poco usato nel Flamenco).
La coreografia scorrevole e ben calibrata, è scandita dalle movenze di sei danzatori che amalgamano con ritmo e passione, stili diversi, dal classico flamenco, al balletto, con incursioni nella modern dance di José Limon e Martha Graham e nel tip tap (pare che Carmona abbia preso lezioni dal tapper newyorkese Jared Grimes). Poetico e drammatico il duetto con il cantante Amador, un lamento infinito che si allaccia all’improvvisazione del corpo del “bailaor”; suggestivo il passo a due tra un uomo e una donna dagli accenti classici e, esilarante, il solo di Carmona che, accompagnato dalle percussioni, ha esibito tecnica vigorosa nelle gambe e nei piedi.
I tacchi che colpivano il suolo velocissimi, secondo i canoni virtuosistici del flamenco, a piccoli passetti, mentre il dorso esibiva tutta la sua maestosa potenza con le braccia aperte verso il mondo. Una regia raffinatissima nei tagli di luce, nel fondale scuro dove s’intrecciano corde, nei costumi, nell’alternanza tra passi danzati e esibizioni musicali e canore; un flamenco teatrale, proiettato nel mondo contemporaneo, poetico, straziante, terreno, combattivo, viscerale, lirico, pieno di amore per la vita.
Milano Flamenco Festival prosegue con altre due serate: Nacida Sombra della Compagnia Raffaela Carrasco (28/6) e Labirintica di Marco Flores (29/6).
Manuela Binaghi